cattivo gusto beffa stazione ferroviaria di bologna

Dissertazione#37 il cattivo gusto è anche una beffa?

Dalla metà degli anni novanta, nella sala d’aspetto luogo della strage ( Stazione Ferroviaria di Bologna 2 agosto 1980 ), sono appesi due dipinti. Ad aprile 2017 ho voluto fotografarli e cercare di dare loro una spiegazione, una motivazione del loro essere esposti all’interno della sala d’aspetto della Stazione Ferroviaria di Bologna. Eccoli qui:

cattivo gusto beffa stazione ferroviaria di bologna

cattivo gusto beffa stazione ferroviaria di bologna

Il punto è che non c’è alcuna spiegazione e, per chi scrive, nemmeno una giustificazione estetica perché questi dipinti siano esposti là; se non perché essi siano stati “donati” da un gruppo di enti quali: Associazione Provinciale Albergatori; Camera di Commercio Industria Agricoltura Artigianato di Bologna; C.U.C.E.T.S. Viaggi Bologna; Dopolavoro Ferroviario Bologna. Donati da costoro immagino significherà che siano stati acquistati all’autore o al legittimo proprietario degli stessi.

cattivo gusto beffa stazione ferroviaria di bologna

Questo aspetto, che potrebbe sembrare assolutamente accessorio, svela le reali condizioni dell’arte contemporanea nel suo rapporto diretto con la società civile. Un rapporto di comodo ormai compromesso e degenerato a semplice capriccio “décoratif” mutilato anche dell’urgenza estetica e quindi finalmente ridotto a mera “vitrine d’artiste”; per mezzo della quale alcuni influenti personaggi elargiscono al loro affezionato “creativo”, un’artificiosa quanto immeritata visibilità.

I dipinti sono intitolati “omaggio a Giorgio Morandi”. Un omaggio del quale l’artista bolognese del primo novecento farebbe volentieri a meno. Sono eseguiti con mano rozza priva del minimo talento grafico. La composizione è infantile e sconclusionata, sul genere di trascurata e squallida vetrina di bottega.

Non hanno nemmeno lo spirito dell’omaggio in quanto paiono più che altro un fallimentare e vano tentativo d’emulazione; che sortisce il risultato di sminuire il lavoro di Morandi; già conservato nelle sedi opportune.

Osservandoli si prova un senso di fastidio nei confronti di chi li ha creati per la presunzione di volerli esporre pubblicamente e di chi ha avuto anche la sfrontatezza di acquistarli per dar loro questa assurda collocazione.

Un omaggio indegno quindi; ma anche una decontestualizzazione che pare voglia irridere e beffare la tensione evocativa di questi luoghi. Un inserto di banalità e sconcertante demenziale imperizia tecnica. Sembra una farsa; ma forse è proprio una farsa; un ulteriore sfregio che si vuol concedere a chi ha sofferto.
Sono opere senza drammaticità, senza pathos, senza cuore, senza coraggio, senza rischio e potrei continuare. Sono solamente un nonsense gratuito e, come detto, beffardo; che pare voglia proprio prendersi gioco dei luoghi, della storia, delle vittime, dei superstiti, della memoria.

Quei locali sono carichi di gravosità e di tragedia; sacri come un luogo di culto laico; e poi, alzando appena lo sguardo, si viene colti dal disgusto per questi colori piatti e queste forme raffazzonate e maldestramente disposte sul supporto. Un cilestrino imbecille, un improbabile profilo di Capostazione ( pare ); un “mappamondo” oltraggioso; Il nome di “Carlo Alberto” che potrebbe essere sia Carlo Alberto Pizzardi che Carlo Alberto Nucci, il primo benefattore e Sindaco di Bologna, il secondo ingegnere nel settore elettrico docente universitario. Nell’altro dipinto un compendio di emulazioni di opere di Morandi, addirittura una dipinta con la cornice ed i chiodi che ne simulano l’esposizione.

Chi scrive onestamente si domanda come, una città ed una comunità quale quella di Bologna, possano aver adottato questa iniziativa, possano aver digerito questa molesta presenza in quei luoghi, possano ancor oggi continuare a farlo. Forse è l’indifferenza che ha prevalso; sterilizzando ogni attenzione e sensibilità ai fatti dell’arte; nella rassegnazione a viverne solamente i fenomeni classici, antichi, lontani nel tempo.

nicola-eremita

Nicola Eremita ( l'eremita insomma, dal 1971 in corso ), cognome reale. Terrestre a tutti gli effetti, osserva con controversa empatia l'umanità nel suo complesso. Soffre di simpatia per i popoli orientali di cui non sa quasi nulla ma ammira saggezza e complessità. L'idea stereotipata del buddhismo lo incuriosisce. Il pragmatismo, nella sua lontananza dall'italianità lo attrae. Legge di scienza, arte, filosofia, storia. Non legge romanzi. Scrive, quando riesce a far funzionare il cervello, sulle arti e sui saperi cercando angolazioni immacolate e prospettive ad altissima definizione.

2 pensieri su “Dissertazione#37 il cattivo gusto è anche una beffa?”

  1. Unico neo la sede permanente espositiva non adatta a queste tele……
    Per il resto “Tutto il resto & noia”……

    1. Gentile Sig. Flavio Cacciatori, immagino che potrà esternare quale sarebbe per lei la sede permanente adatta. Per chi le scrive la sede adatta sono le pubbliche discariche o meglio l’inceneritore.

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