tango considerazioni empatiche

tango, considerazioni empatiche

Penso che la ricerca dell’abbandono sia il giusto modo di porsi per la “mujer” che capisce questo ballo, prima dell’infinita ricerca tecnica.
È proprio da qui che può nascere il senso di comunicazione e contatto profondo che l’esperienza del tango trasmette.

Da quando ho iniziato a imparare il tango ho compreso che non si tratta semplicemente di un modo di muoversi o della rappresentazione di una relazione fisica o della drammatizzazione di una particolare musica. Il tango si può ballare anche sul ritmo delle onde del mare; o nel silenzio assoluto.

tango venezia san giacomo dall'orio

Questa “danza” è un raffinato ed evoluto sistema di comunicazione empatico e psicofisico, basato sul linguaggio del corpo e sull’equilibrio tra volontà e azione, tra idea e creazione. Siamo lì insieme, ci spostiamo insieme nello spazio e nel tempo, come fossimo una sola creatura che può tutto; può quasi oltrepassare i limiti fisici e librarsi nell’assenza di gravità o sforzo.

Quando abbraccio e guido la ballerina sento il battito del cuore, il respiro. Percepisco la traspirazione del corpo e la tensione che fluisce nei muscoli, l’equilibrio che si sposta.

È un’esperienza completa che stabilisce un legame, ma non un legame standard. Ogni legame è diverso perché cambia la psiche. Cambia la mente.
Quando ballo sono sicuro di sentire tutto.

È come se le emozioni mi venissero trasmesse pure, senza la mediazione e le omissioni del linguaggio. È un dialogo tra subconsci, il miglior dialogo che esista: puro, limpido, cristallino, senza pudore, senza complessi.

Il desiderio di forza o di delicatezza, la ricerca della fiducia, della sicurezza materna, il fascino della perdita del controllo di sè, dell’abbandono completo, al limite dell’annullamento nell’altro; ecco alcuni esempi.

Oppure la chiusura, la timidezza assoluta, il timore dell’altro, il timore di aprirsi, di essere feriti, il desiderio di controllo. Quando associo a questo la gioia di dare la gioia, raggiungo un dialogo talmente profondo che confina con la seduzione mistica.

Da come mi sento dopo una serata di tango posso affermare che il mio subconscio si sia librato senza le catene della coscienza. È una sensazione di libertà che non ho ancora mai trovato in nessun’altra occasione; ed ogni volta che si ripropone è se stessa e nuova e dona un’appagamento fisico e morale…

Mi rende così intrinsecamente, intimamente felice.
Questo ideale, che abbiamo appena iniziato a conoscere, è un microcoscmo sconfinato. Lo vivo e lo faccio con tutta la mia mente perché è nella mia natura; e fare le cose con la mente credo che sia l’unica vera sola vita.

nicola-eremita

Nicola Eremita ( l'eremita insomma, dal 1971 in corso ), cognome reale. Terrestre a tutti gli effetti, osserva con controversa empatia l'umanità nel suo complesso. Soffre di simpatia per i popoli orientali di cui non sa quasi nulla ma ammira saggezza e complessità. L'idea stereotipata del buddhismo lo incuriosisce. Il pragmatismo, nella sua lontananza dall'italianità lo attrae. Legge di scienza, arte, filosofia, storia. Non legge romanzi. Scrive, quando riesce a far funzionare il cervello, sulle arti e sui saperi cercando angolazioni immacolate e prospettive ad altissima definizione.

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