veneziano medio

il veneziano medio: il bagno in canale, nostalgie e rabbia

Come qualsiasi popolo che si rispetti, anche il veneziano è propenso a criticare il prossimo ma ad essere indulgente verso sé stesso. Ecco l’annosa questione del turismo di massa che pare abbia preso d’assedio Venezia.
I veneziani si sentono avviliti da certi comportamenti che considerano un insulto alla città; ma alcuni di essi erano la normalità, in un lontano passato in cui la miseria e la fame erano diffusi.

Tra questi comportamenti c’era l’usanza di farsi il bagno in canale. Forse per le famiglie povere era arduo raggiungere il mare; magari frequentato da un turismo elitario se non proprio di censo nobiliare, quindi, nelle afose calure estive non c’era rimedio migliore, almeno per i più giovani, di buttarsi nelle acque dei canali e lì imparare a nuotare rinfrescandosi.

veneziano medio ottocento

Oggi i veneziani stanno bene, anche grazie alla moltitudine di visitatori ed ospiti internazionali che spendono i loro soldi in città; non hanno più bisogno di rinfrescarsi in laguna. Molti di loro possiedono veloci motoscafi che guidano con perizia ma anche con incoscienza per meravigliare le giovani concittadine; il mare lo fanno all’estero in località esotiche.

Chi potrà più raccogliere l’eredità di quei pomeriggi passati a sguazzare nei canali, nelle “piscine” nei rii, insieme ai compagni di scorribande estive?

Solamente il turista più smaliziato e sempliciotto potrà farlo. Egli, con serena semplicità, sopraffatto dalla calura, dopo ore ed ore a camminare nell’incanto veneziano, vedendo quei flutti invitanti che richiamano la rilassatezza della spiaggia, non può resistere e si tuffa. Inconsapevole riprodurrà ciò che fu un uso antico ormai defunto; magari nascosto per lunga pezza come qualcosa di cui vergognarsi.

I tempi, però, incalzano ed ecco che sorge il micidiale socialnetwork; moderno frullatore delle coscienze collettive, che propina a tutti in diretta e in ogni singolo monitor portatile, notizie sfornate a ritmi che farebbero impallidire le catene di montaggio fordiste.

Qui succede tutto ed il contrario di tutto. Ecco i veneziani che si accorgono di essere nostalgici, che rispolverano vecchie fotografie degli anni che furono. Cadono in estasi davanti a quei colori stantii a quelle tonalità seppia che ritraggono gruppetti di persone dimesse e vestite molto alla buona mentre vivono la loro città nei momenti più banali.

veneziano medio oggidì

Ecco che vedono la vecchia foto dei bimbi che nuotano e giocano nelle acque torbide dei canali, allora ben più luride, causa gli scarichi fognarii privi d’ogni presidio. Le reazioni sono di grande affetto, nostalgia, passione amorosa della rimembranza di fantomatici “bei tempi andati” in cui tutto era più bello, più vero, più buono.

Ecco allora che vedono la foto scattata in digitale oggidì. Una fredda fotografia HD scattata in fretta; ed in fretta resa pubblica a milioni e milioni di spettatori che, senza alcuno sforzo se la scambiano se la ritrasmettono in mondovisione. Le reazioni scomposte non si fanno attendere. Insulti maledizioni e pernacchie vanno all’indirizzo degli accaldati signori che hanno osato detergere le membra nei canali veneziani. Si augura loro morte per la funesta “leptospirosi”, dimenticando che siamo in acque salmastre non ferme. Si augura loro una forma di colera, dimenticando che il sistema delle fosse settiche a Venezia è quasi al cento per cento e che il colera era endemico ai “bei tempi andati” delle foto seppia.

Si dimentica un poco tutto per lasciarsi andare alla furia del linciaggio virtuale. Per carità, è vero; Venezia merita rispetto; ma anche la storia lo merita. Leggere questi fatti come qualcosa che ritorna, che è umana, che è azione del vivere la città; in un modo diverso da un passato che ( per fortuna! ) non tornerà mai più ( si spera ).

nicola-eremita

Nicola Eremita ( l'eremita insomma, dal 1971 in corso ), cognome reale. Terrestre a tutti gli effetti, osserva con controversa empatia l'umanità nel suo complesso. Soffre di simpatia per i popoli orientali di cui non sa quasi nulla ma ammira saggezza e complessità. L'idea stereotipata del buddhismo lo incuriosisce. Il pragmatismo, nella sua lontananza dall'italianità lo attrae. Legge di scienza, arte, filosofia, storia. Non legge romanzi. Scrive, quando riesce a far funzionare il cervello, sulle arti e sui saperi cercando angolazioni immacolate e prospettive ad altissima definizione.

11 pensieri su “il veneziano medio: il bagno in canale, nostalgie e rabbia”

  1. Complimenti, finalmente un pensiero giustamente critico a questo starnazzare che è onco della storia di questa bellissima città.
    Continuerò a sostenere che il vero problema possono essere i tuffi dai ponti con rischi per l’incolumità delle persone, non certo un bagno in laguna che, tra l’altro, al Lido, nelle isole minori e a Pellestrina i locali continuano a fare senza troppi problemi.

  2. Evviva, non sono il solo a pensare che i moralisti di Facebook siano alquanto ridicoli… La mia unica reazione sarebbe quella di dire “manco se mi pagano”, ma “Venezia non è Disneyland” ha poca attinenza. Che sia vietato divertirsi in questa città? Per fortuna non sono tutti musoni come i moralisti dell’ultimo click, e che I turisti sappiano su cosa nuotano, bleah!

  3. ….non “resiste alla calura” e si butta nel canale in Venezia ? Rido o piango x chi scrive queste “fesserie” nel 2017 ?

  4. Sono d’accordo sull’inutile e sterile informazione ma credo non si possano confrontare due periodi così lontani nei quali usanze e regole sono diverse e lontane soprattutto se il messaggio che passa è: hanno fatto bene.

  5. Da veneziana “all’estero” ricordo i bagni fatti da fratelli e amici uscendo di corsa dalla calle dove si abitava per tuffarsi in acqua, loro, perchè io non sapevo nuotare. Ma è anche vero che lo facevamo tenendo d’occhio da che parte arrivavano i vigili perchè ci avrebbero vietato, non ricordo se multato, questa fantastica rinfrescata acquea. Pertanto, non è questione di memoria ma di pericolo che esisteva allora, anche se in maniera molto meno marcata, ma che esiste ancora di più oggi in modo molto pesante: il traffico acqueo è alle stelle e il pericolo per chi si getta dai ponti è scontato. Aggiungo comunque il fatto che Venezia sia trattata come una spiaggia libera e di tutti dove si può fare come pare e piace. Maggiori controlli e maggior rispetto per questa città sono d’obbligo.

  6. Cambiano i tempi come le stagioni ma già allora era vietato prendere il bagno nei canali mentre c’erano delle piscine ben limitate nel canale della giudaica!
    Si sbaglia ora come allora,ben consapevoli di farlo!
    Mi sembra molto più arcaico quest’articolo dello sdegno di alcuni veneziani, dettati molto più dall’incuriadi non far rispettare le regole che da altro.
    https://www.facebook.com/GiovanniGastelFotografo/

  7. “il sistema delle fosse settiche a Venezia è quasi al cento per cento” non è esatto, perchè solo (o quasi) le attività commerciali e gli alberghi e affittacamere hanno le fosse settiche. Mentre gli appartamenti che ospitano centinaia di migliaia di persone all’anno sversano gli scarichi direttamente in canale. Quindi “dissenteria” per tutti!!!

  8. Grazie! finalmente una bella riflessone. Io ero scioccata di vedere tutti questi commenti di rabbia della gente che non ti aspetti minimamente, amici e conoscenti che apparentemente sono “intellettuali”, perfino hanno lavorato nella cultura, sociale e turismo, giornalisti, viaggiatori et et. E’ piuttosto pauroso questo pensiero di non accettare nulla che viene da fuori/ estero/ come dice il Veneziano “foreste”. Ma e’ estremamente ridicolo contro il turismo di qualsiasi tipo, pensando che questa città sempre stato in piedi grazie al turismo e il commercio essendo un porto. Ma I Veneziani voglio solo i turisti molto ricchi come decenni fa, ma cari signori, quelli non vogliono più venire a venezia perché sono stati maltrattati se nonché derubati.

    1. Gentile Sig.ra Negin, condivido quel che dice. Un conto è pretendere il rispetto di regole di decoro; un conto è usare queste regole per assumere comportamenti pseudocriminali e violenti ( anche se solo verbalmente ).

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