non ho l'età

Non ho l’età

Una volta i vecchi non avevano cognizione del mondo dei giovani. Questo era un’anticipazione di quello dei vecchi. Si cresceva in fretta per essere presto braccia per l’industria o per la larga famiglia legata alla terra.

Nell’antichità la gioventù era solo un’età insulsa non esisteva alcuna idea psicanalitica o psicosociale che la inquadrasse.

La gioventù è un’invenzione della modernità, tecnologica, consumistica basata sulla geniale idea del rassicurante “tempo libero”, locus amoenus grazie al quale ognuno s’illude d’esser nato per qualcosa in più del solo scopo “produttivo” o di sopravvivenza o dell’imperscrutabile volontà divina.

Viviamo in un mondo in cui la gioventù esiste e svolge un grande ruolo, anche perché essa ha rotto gli argini della pubertà per dilagare fino alle soglie dell’età di mezzo.

I massmedia personalizzati ci consentono di vedere il mondo dei giovani; molti però dimenticano che hanno superato i 40 anni e non sono più in grado di comprendere empaticamente quel virulento e traumatico mondo.

Viviamo in un eterno presente di notizie o fatti riportati o informati o dicerie trafficate negli smartphone e nelle televisioni. Dalla nostra piccola finestra tendiamo sempre a giudicare il prossimo e ciò è male.

Fatti recenti circa il mondo giovanile sono legati a due artisti trap: Sfera Ebbasta e Junior Cally.

Le cronache s’interessarono a Sfera Ebbasta per lo scandalo della disgrazia in discoteca ma nulla è attribuibile all’artista, bensì ai pazzi criminali che hanno spruzzato il peperoncino e agli organizzatori, se non hanno adottato tutti i dispositivi di sicurezza per prevenire incidenti.

sfera ebbasta

Fu però da quei fatti dell’8 dicembre 2018 che nacque, grazie ai gazzettieri, una trita polemica sui testi e lo stile di questo cantante. Una polemica che non condivido affatto.

In questi giorni invece ci s’infuria contro il cantante Junior Cally, ricalcando sommariamente la trama della medesima precedente.

L’argomento del contendere è sempre basato sui testi delle canzoni dei due artisti. I testi infatti sono provocatori con termini volgari, descrivono atti di violenza e bullismo, usano un linguaggio gergale ( detto slang ). A questi testi s’associano movenze che mimano atteggiamenti di sfida, d’arroganza, di spavalderia. Alle movenze s’associano look e “decorazioni” del corpo con articoli superflui che si trovano in commercio a cifre notevoli.

junior cally

La ricetta riscuote successo tra molti ragazzini che seguono questi artisti, comprano i loro brani ( o li scaricano ), comprano o desiderano il loro look, i loro accessori, ne imitano le movenze e fanno proprio lo slang.

Sicuri che ciò sia esatto, che sia tutto?

Questo genere di musica, estremamente elementare e monotòna, che è solo un pretesto per dare spazio alla voce ed alle parole, nasce nelle strade. È il frutto dell’elaborazione del mondo giovanile, è espressione della volontà e dell’immaginazione di una buona parte del mondo dei giovani. E con buona intendo proprio nel senso di valida e meritevole.

Si tratta di un fenomeno artistico non indifferente che ha radici lontane, fino ai tempi dello schiavismo. Esso ha come spinta propulsiva un certo malessere, che affascina chi vive il disagio dell’adolescenza, come è ovvio che sia. La musica ed il ritmo del resto sono la prima esperienza artistica di ogni uomo.

La pura e semplice, banale, imitazione, nasce laddove questa forma d’espressione artistica giunge nuova ma viene subito compresa, come fosse già parte di un linguaggio precodificato, che emerge da fattori irrazionali e sensoriali che non sono ricevibili da chi non è più giovane. Magari lo sono da chi ha una sensibilità artistica come chi scrive qui.

Chiaro che persone come Red Ronnye, dalla cultura ristretta nei limiti del “musichiere” o dei “settanta”, nostalgico e polveroso, non hanno più nulla da dire in merito. Servirebbero infatti giovani in grado di parlarci della musica dei giovani.

Circa i contenuti?

Come ho scritto sopra l’artista semplicemente porta alla luce quello che si verifica in buona parte della “tenera” gioventù. Il mondo giovanile oggi, nelle sue ombre più che nelle sue luci, è così. Del resto i giovani vivono al nostro fianco e vivono, sotto una diversa prospettiva, la nostra realtà.

No alla violenza? No alla volgarità?

Di cosa stiamo parlando?
Viviamo immersi in un mondo mediatico che ci bombarda in continuazione di falsità di reclame di retorica moralistica; sempre gente che litiga e si contende potere e attenzioni.

L’arte è lo specchio emotivo ed induttivo della nostra esperienza sensibile quindi non può estraniarsi da essa, pena divenire una ridicola accondiscendente accozzaglia di buoni sentimenti, di melensa retorica, di moralismi e ciarpame sentimentaloide; massa di patacche fasulle e paracule, degne del favore di certa critica scoreggiona. 

Ma i bambini? Qualcuno ha pensato ai bambini?

Da quando esistono i giochi esiste la violenza nei giochi e fin dall’infanzia i bambini hanno esperienza della violenza e della morte. Pensare d’esentare da questa realtà i bambini è un’idiozia.

Modelli negativi!! Si fa passare un messaggio fuorviante!

Qui non si parla affatto di modelli negativi e tanto meno di far passare un messaggio fuorviante.
Purtroppo chi afferma ciò non ha gli strumenti per capire ed è vittima d’una reazione emotiva e superficiale.
L’artista e il suo prodotto sono invitati a San Remo perché hanno già dimostrato d’avere largo seguito tra un particolare pubblico che è quello dei giovani e dei giovanissimi.

Non è l’artista che travia i ragazzini, egli è solamente un interprete dei tempi che corrono e lo è con tutta la sua immaginazione che lo fa distinguere da qualsiasi fenomeno banale.

Oggi più che mai non è assolutamente possibile realizzare uno spettacolo popolare imponendo una morale o un cliché di perbenismo di Stato, come fu ai tempi di Gigliola che cinguettava il suo mantra di ragazza illibata, succube e complice ( invasata o plagiata ) di un sistema che opprimeva la libertà e negava l’emacipazione.

La retorica sulla non-violenza può andar bene per qualche comizietto politico ma quando si tratta dell’arte finalmente non valgono queste regole.

I rischi?

Nulla di tutto ciò è esente da rischi. Le folle hanno esclusiva attitudine conformista e raramente riescono a produrre ragionamenti razionali od equi.

Ogni fenomeno creativo del singolo ( non ne esistono di massa ) che venga condiviso in un gruppo o in una comunità ( folla ) può avere due differenti esiti:
1) corre il rischio di divenire conformismo quando esso viene assunto come chiave per l’accesso al gruppo od alla comunità. Il conformismo infatti è un processo di semplificazione utile alla sopravvivenza dei gruppi;
2) se questo fenomeno si diffonde globalmente ha la possibilità d’essere rielaborato e quindi di avere una continuità artistica.
Questa ultima possibilità dovrebbe essere il nostro dovere assoluto.

Nota

Le banali obiezioni dei detrattori di Junior Cally mi risultano irricevibili.

È una triste cosa puntare il dito sui creativi ( artisti ). Ho ben detto più sopra. Purtroppo so perfettamente che è impossibile capirsi con certi soggetti perché costoro non sono immersi nel mondo delle arti.

Faccio un esempio: anni fa un signore, che nel suo profilo social osannava il pacifismo e la non violenza, dopo una discussione con me, non trovandosi d’accordo, ha inteso telefonarmi per minacciarmi di sgozzamento.

In Corea del Nord la censura trasmette immagini floreali e bucoliche alle televisioni ma là ci sono i campi di concentramento in cui torturano i cristiani. Ceausescu organizzava fastosi raduni di bambini gioiosi con ragazze sorridenti e tanti fiori e cibo ma in realtà era un orco sanguinario.
I neomelodici sono espressione plastica di un mondo realmente pericoloso che infesta il meridione ma cantano d’amore.

Quindi ostentare pacifismo o “buoni propositi” non è garanzia di bellezza e mitezza.

È presto detto che, coloro che puntano il dito contro gli artisti dimostrano di non capire nulla dei processi creativi e del funzionamento dell’immaginazione, qui in particolare tra i ragazzini.

Cinema, animazioni, musica, arte in genere, sono affollatissimi di riferimenti alla violenza ed all’osceno. La violenza e l’osceno sono necessari nella rappresentazione artistica anche e non solo, come simbologia apotropaica. Non per nulla la cristianità usa una crocefissione come suo simbolo universale e mangia la carne e beve il sangue di Cristo tutte le domeniche.

Indignarsi per i brani di questo cantante è come dar prova di avere limitati e grezzi strumenti cognitivi e scarsa attitudine all’interpretazione ed all’elaborazione dei fenomeni socio-culturali.

Ciò forse deriva, in particolare, dalla sovraesposizione alla televisione, ai programmi di cronaca nera, ai talk show, per una parte di popolazione che è refrattaria alla curiosità al sapere alla riflessione critica.

La mente così ottusa, mutilata e plagiata, si piomba nell’emarginazione nell’anomia nell’incomprensione nella paranoia, nella psicosi. Predisponendosi inconsapevolmente ( consapevolmente per i manipolatori che sfruttano queste situazioni ) al reale e concreto esercizio della violenza.

 

orazione funebre per eros

Orazione funebre per Eros

Venezia, 15 febbraio 2015

Tocco ancora questi reperti della civiltà più che serena.
Ella, che nutriva generosa l’Arte Sua, d’innumeri Efesti.
Ella, Vagina odorante per lignei bastimenti, gremita di genii e reali prostitute.
Ella, sincretismo d’anime sante e perdute.
Ella, di pali conci e remenati, salubre ad Eros.
Culla! Talamo! Ricovero! Giovamento!
Ella, dominante il divino equilibrio tra il principe della solitudine e Thanatos, oltre il Franco Nano, il tramonto dell’ultimo sole repubblicano, i languori ottocenteschi, gli amabili deliri futuristi, il secolo crudele.
Ella, oggi, non può più…

Ella rimane reperto, testimonio afono, intraducibile, indefinibile.
Sola, nell’inutile, generico non silenzio, di precoci masse inconsapevoli, informate, ottuse.
Perisce, nel suo grembo, Eros:
sconcio alla globale stupidità;
lacero al maniaco svelamento;
tristo al compulsivo, febbricitante, logorio delle repliche;
vano al pubblico gratuitamente plaudente e ridanciano;
largo all’ignobile democraticità.

Eros giace senz’armi né croci.
Straziato da immensi, rigidi, frigoriferi galleggianti,
da cui non giunge voce ma pallidi lampeggianti.
Trascinato da marine correnti e invadenti, che inducono ossigeno al suo vital torpore, bruciando ogni cellula ch’era grata alla nausea d’amplesso ed al dolor inguinale post priapesco.

Eros giace sfinito dal political corretto;
affetto da una prostatite corrotta e clientelare;
sfigurato da cretinissime spacconate, d’ideologiche disavventure;
annichilito nell’invidia iconoclasta del mediocre erede, rincoglionito impotente defunto.

Eros:
inafferrabile eiaculatoria liberazione;
apotropaico sputo in faccia all’oblio;
semplice ed astratto;

Eros soccombe al disumano sforzo di vincere l’inevitabile esistenza, opponendo alla quotidianità spregevole e possibile l’eroicità nobile e impossibile.

snuff life

SNUFF LIFE

Chiunque abbia grattato la sottile vernice social che copre il web da circa 10 anni, saprà cosa intendo per “Snuff Movie”. Per gli altri si tratta di brevi filmati che contengono scene di raccapricciante violenza, alle volte si tratta di effetti speciali, alle volte ( più spesso ) si tratta di video reali, tratti dalle cronache quotidiane o addirittura realizzati in studi televisivi in cui delle persone subiscono terribili torture ( reali ) fino alla morte.

Famoso il film del 1997 “The Brave” regia di Johnny Depp, con Johnny Depp e Marlon Brando.

snuff life

L’opera narra di un uomo, che vive in condizioni di disperata miseria insieme alla moglie ed ai figli, che “vende” il proprio corpo per uno Snuff Movie, in cambio di una grossa cifra di denaro che consentirà alla moglie ed ai figli d’uscire dall’incubo della povertà assoluta.

Chiunque abbia grattato la sottile vernice social che copre il web da circa 10 anni, saprà cosa intendo per “Gore Movie” o per “Gore Shock Movie”.

snuff life

Per tutti gli altri si tratta di brevi filmati di contenuto raccapricciante, presi sul luogo di gravi incidenti stradali, sul lavoro, in scenari di guerra o rivolta. Spesso sono dashcamera ( telecamere installate su veicoli per motivi assicurativi ) o casuali riprese da smartphone. Questi filmati testimoniano fatti reali mentre accadono, fatti di sangue, morti orribili, mutilazioni, schiacciamenti, traumi, oppure fatti di guerra, come le famose decapitazioni messicane, gli sgozzamenti musulmani…

Iniziazioni

Ebbene, quell’oscuro mondo fa parte del nostro patrimonio ancestrale, della nostra antropologia sociale. In quasi tutti gli aspetti della nostra esistenza in comunità si manifestano esperienze simili. Si chiamano riti inziatici o riti apotropaici. Dai vari innumerevoli rituali religiosi a quelli civili, come ad esempio i cicli di studio. Rammentando anche i vari rituali ancora in uso nelle culture tribali: salti da alberi rupi cascate, mutilazioni, lotte, prove di resistenza al dolore ( le famose formiche proiettile ), veleni.

snuff life

L’uomo per sua naturale disposizione ricerca il confronto con l’ignoto e con ciò che teme. Lo fa per sconfiggere le sue paure o per dominarle, o per ricercare all’interno della comunità chi sia più capace di sopportare le prove dure della vita. Altri lo fanno per puro sadismo o masochismo o per voyeurismo.

snuff life

Vogliamo quindi frettolosamente definire idioti dei ragazzini che attraversano le strade trafficate senza rispettare i semafori, riprendendo la loro “bravata” con lo smartphone?

snuff life

Vogliamo quindi assumere quell’ottusa veste dell’ipocrita moralista, magari di mezz’età, passata già polverosamente giudicando il prossimo dall’alto di un posto sicuro in qualche mass-media?

snuff life

Il fascino del rischio, dell’invincibilità avanti alla morte, al dolore, l’impulso incontrollabile dell’adolescenza che è una sfida aperta ad ogni cosa, sono aspetti tipici e del tutto naturali e forse anche frutto di particolari sensibilità più che di pura idiozia.

Lanciarsi in mezzo alla carreggiata ad alta frequenza di traffico, col rosso ai pedoni, sotto la pioggia, alle 3 del mattino, con in mano una telecamera che riprende e magari gli amici dall’altra parte della strada che osservano, è un atto folle ma istituito in un contesto sociale compatibile con le più antiche tradizioni umane.

Il giovane, già dotato di mezzi di sostentamento ( nel passato poteva essere la lancia la spada il coltello la fionda, oggi è la fiammante e potente auto nuova ) che sfida le tenebre la velocità il maltempo assumendo sostanze psicotrope, è un atto irresponsabile ma istituito in un contesto sociale compatibilie con le più antiche tradizioni umane.

Piccole iniziazioni, piccoli uomini

Questi oggi, nei paesi avanzati, sono alcuni dei più comuni riti di passaggio, oramai riti faidate. Forse anche meno cruenti rispetto al passato.
Le grandi prove infatti vengono sempre meno, le difficoltà si mitigano sempre più. Il dolore è esecrato come cosa sconveniente, il fallimento rubricato come cosa ripugnante da nascondere o dissimulare, come anche ogni malattia…

La società pare proprio infischiarsene delle iniziazioni, semplicemente perché i suoi singoli componenti non lo desiderano, perché costoro desiderano invece concedere ai loro pupilli “più e meglio di ciò che sia concesso agli altri”. Soprattutto più e subito anche se con assenza di merito.

Si, perché penso che questi fatti siano l’esito della mancanza di una reale competizione sociale. La società si sta sempre più chiudendo, le classi sociali sono sempre meno permeabili.

Ecco allora la differenza!
Pur restando quei sacrosanti istinti primordiali dell’iniziazione, non è più presente la motivazione, lo scopo, il riconoscimento sociale di quegli istinti. Essi quindi avvengono comunque e ai nostri occhi ed ai nostri sensi ingannati ed ottenebrati, hanno l’aspetto banale della bravata.

Conclusioni

Il realismo dei crudi fatti è sublimato nella visione di prodotti clandestinamente spacciati nel web, essi poi sono emulati in altre forme e per scopi ludici d’appartenenza a sottogruppi volatili ed identitari che non hanno alcuna profonda base di valori. Gruppi destrutturati ed in balia di regole psicotiche di “visibilità massmediatica”.

Il linguaggio si fa elementare, basico e ripetitivo, perché tutto è già svelato. Il futuro non ha alcuna promessa od insidia, il futuro è la certezza, è la naturale necessaria e sufficiente appartenenza al mondo che si è imparato a vivere fin dall’infanzia. Chi è fuori da questi ambiti è oscuro e minaccioso, va emarginato.

Chi non tollera l’emarginazione, che di per sé non avrebbe conseguenze se non la perdita di alcuni “amici” ( interessante questo aspetto circa il dolore), placa la dissonanza cognitiva ed affronta la prova ( bravata ): beve, fa uso di cocaina, si butta sulla strada, lancia sassi dal cavalcavia, aggredisce il professore, stupra, eccetera.

Quindi è ovvio che in una società cinica chiusa bigotta e falsa, chi assume comportamenti che richiamano alla nostra più genuina natura sia considerato un idiota e, come tale, subisca la pubblica rampogna di gretto moralismo.

Il reo della bravata, così facendo, compie un’eresia, nega il fatto che oggi, ormai, la competizione, la sofferenza, il dolore, affrontati per uno scopo di realizzazione personale e sociale, siano inutili, la grande prova che apre l’universo delle possibilità è definitivamente defunta.

I coraggiosi senza un futuro, disperati, scomodi, anonimi, senz’alcuna appartenenza, potranno sempre vendersi per un filmato snuff che sul web otterrà graditissima audience.