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Luke il cannolicchio

A nord del piccolo mare dai bassi e fangosi fondali, s’allunga la striscia di terra, ereditiera di dune ammonticchiate da correnti e venti del sud e dell’est, trattenute poi da canne e piccole psammofile eroiche. Ella, coi millenni razziò i flutti d’una laguna tiepida dolciastra rilucente.

Fin da piccola attirò innumeri esserini, desiderosi di non far solo i locatari del basso mare ma d’osare periodici capolini all’aria, magari quando le stagioni cambiano il turno e tutto è pieno di promesse o di venti severi ancora fragranti, appena usciti dal forno estivo.

Tutti lor quanti erano, migliaia di migliaia, rotolati fuori dai frangenti o spinti delicatamente da deboli increspature della bonaccia, davano alle dune qualcosa in cambio. Microorganismi utili alla costruzione: batteri e alghe così da formare lo sterminato campo di viscida tenuta alla corrente, trattenendo sali minerali, silici, carbonati, resti organici.

Quando l’opera d’equilibrio stocastico e destino fu imperiosa avanti le coste della piana regione nordica, infilata come un tovagliolo sotto il pentolame ribaltato della pedemontana a ridosso delle vette zigzagate sul fondo del cielo, giunsero esseri senzienti insofferenti all’abbandono del fato. Bipedi di media altezza e glabri, coperti di materiali non loro, elaborati coll’auspicio d’articolazioni prensili.

Presero, con quelle stesse, possesso del luogo ormai maturo, prima che abdicasse ai limi. Lo colonizzarono non solo ponendovi i loro nidi ma piegandolo nella sua mutazione ai propri desideri, imponendo persistenza e facendone tutto rifugio e dispensa.

Nei secoli costruirono e ricostruirono, costringendo gli accidenti a coincidere accrescendo quella che era una debole linea di sabbia ed incerta, sorta a confinamento delle acque lagunari che torrenti e fiumi andavano addolcendo.

In mille anni e più, fu compiuta la civiltà senziente e tecnologica, capace di normare il diritto del singolo e la tanto perseguita dai loro pensatori “civile convivenza” che tramutò l’animale inumano nell’animale umano, a suo dir, levato sopra i capricci istintuali da fondata ragione.

Ora, una notte d’agosto; quando quella civiltà ha impilato tomi e tomi di storia, costruito templi e palazzi e ville e nobili cimiteri per generazioni di nonni, sparso nel mondo i suoi simili ed instancabile, corso alla ventura per premure d’ogni negozio, dai flutti d’acquatico inchiostro, appena agitati da brezze d’oriente, enorme oggetto emerge.

Pare un tronco, dei tanti, divelti e raminghi dalle terre selvagge, che poi si lascian decomporre sulle sabbie. Poi è proprio tutt’altro, non tondo ma piatto, verticale sull’onda in gran parte sommerso ed oscilla e mostra una fessura: ora più, ora men stretta.

È leggero? È pesante? Galleggia? Più che altro ondeggia dritto e fa supporre che gran parte del suo sia sotto, immerso nell’acqua d’inchiostro della notte d’agosto.

Tra i milioni e milioni di piccoli e men piccoli esseri che vivono in quel mondo ondulatorio e bagnato, nulla è cambiato ma ora tra loro, in quell’anarchia della battigia, ritiratosi di poco il mare, è giunto un colosso bruno di sali di calcio dell’acido carbonico. Svetta in aria per venti metri, largo due e chissà quanto ancora è conficcato nella sabbia pesante d’acque. Istoriato da sottili strisce parallele e trasversali all’altezza, segnanti la crescita, è quindi vivo, o lo fu.

Ora che il sole sporge dallo sfondo blu, piatto, tagliato di netto ed arranca in quell’altro blu che si fa azzurro, in tutta la sua possanza s’ammira il guscio dell’immane mollusco.

Ai timidi silenzi notturni era ben più aperto. Alla velata alba, calma ma costellata di freschi richiami di gabbiani voraci, il guscio è più chiuso ma il colonnare impianto del tutto indifferente al rischio, che per altri simili infinitamente più piccoli è assoluto; infatti tutti lor son pronti al vertical risucchio che simula tumulata pompa d’inusitata potenza, sepolta da qualche antico ingegner buontempone. Così quella sfilza sparisce avanti la foga alare dei pennuti; ma quello no. Resta immobile, indifferente, a godersi il clima.

L’ultimo colono s’imbatte nella creatura fuori scala, fuori dal mare, in buona parte ( forse ) fuori dalla sabbia.

È quello che al mattino passa per primo di là?

Forse; ma è colui che s’accorge che qualcosa è cambiato. È un signore che, retto da instancabile orgoglio salutista, si produce con comoda costanza nel podismo mattutino in quei bordi fragorosi, intrisi e cedevoli.

La sicumera abitudinaria, comprensiva della duplice realtà: instabile ai piedi e monotona al viso, induce lo sguardo a volger presso il basso rimirando il passo, più o men forte, più o men leggero; tale usanza, ormai rappresa nei tempi ripetitivi dell’esercizio, espone lo sportivo al brutal cozzo con rugosa e dura scorza del gigante costiero.

È più impatto o spavento che produce grido e schianto?

L’altro nemmen vibrò mentre chiavi cappellino smartphone ed il primo eseguivano, con distinte parabole, cadute libere al terreno.

Silenzio! Per poco sol piccole onde e brezza. Un lamento, un’imprecazione irriferibile e quella domanda: “ma che casso xeo?”

Stupore si fa largo tra dolore e sorpresa. Sbattendo via la sabbia con la mano e con l’altra al naso sanguinante, ricerca l’insostituibile strumento che immediato testimoni quel vero. Eccolo, tra i granelli in parte infisso, acceso, poco inumidito. Eccolo, colla ridda di funzioni a protendere e replicare memorie. Eccolo scuro piatto sottile, più ampio dei telefonini, ridicoli walkie-talkie a tariffa.

Scorre il dito tremante pel recente shock, avvia l’app, induce col click, imposta il frame, produce il file, passa al social, stabilisce il topic, inserisce il text, avvia il thread.

Non s’è alzato e già s’è gettato in quel mondo promiscuo di strafinzione ed iperrealtà.

S’allontana quanto basta per unirsi ad altri suoi che già spuntano da dune, scogli, cespugli, come ogni mattino d’estate. Biascicano, improvvisano goffe lezioni di scienze naturali, pregano, imprecano, richiamano miti, vaticinano. Innumeri stregoni e dotti, quasi avesser già pria ordito adunanza.

La rete incalza e s’impregna dei piccoli atti da nulla che, come spluvie, espandono l’incendio. Il passaparola è titolone di giornali assetati, notizia di telegiornali asfittici, dibattito e lite di triti talk show.

Creatura gigantesca appare sulla spiaggia del Lido! Enorme mollusco spiaggia al Lido! Bivalve mostruoso scoperto nelle acque di Venezia! È l’inquinamento! È il riscaldamento! È la radioattività! La globalizzazione! È la grande nave! Ecco comitati pro-mollusco e no-mollusco! Raduni ambientalisti coi fuocherelli canne e chitarre! Chi vorrebbe cucinarlo per un’immensa abbuffata! Bagnini protestano! Disordini alle spiagge! Troppi escursionisti! Forte calo dei noleggi di pedalò! Non si consumano gli spritz! Non bastava la pandemia, adesso ci si mettono anche i molluschi! Il Sindaco convoca la sala operativa! Le Frecce Tricolori fanno veloci passaggi sopra bestione immoto che con inesorabile periodicità sale e scende nella battigia, per affermarne inconfutabile essenza patria! Intendono prelevarlo per la scienza; impossibile! Pare capisca e, con la potenza vitale dei suoi simili ma milioni di volte in proporzione, rapido scompare nei meandri sabbiosi tra quei tanti suoi fratellini, antichi creatori. Con la calma deve rispuntar fuori, magari a notte fonda, con la luna piena. E chi ha tempo di aspettare? E quanto costa?

Un bimbo, nessuno ricorda il nome o da dove sia giunto, lo chiama Luke. Luke il cannolicchio!

Egli rimane in quel luogo: per tutta l’estate accanto a Luke. Ci parla, avvicinando la sua testina alla fessura. Allora la mastodontica cappalunga tra granelli di sabbia annacquata, lascia piccole bolle mittenti lieto sussurro. Col tempo ognuno ritorna al proprio vagare, alle proprie faccende. C’è chi ha contato le sottili strisce parallele, sono milioni ma non son tutte.

cop26 climate change professione oppositore ai regimi

Professione? Oppositore ai regimi!

Si sono ritrovati, hanno discusso a lungo, si sono scambiati idee, intenti, progetti, possibilità, visioni.
Hanno governi e governanti differenti, che affrontano distinte realtà. Rappresentano popoli diversi e a volte distanti idealmente, culturalmente, moralmente. 
L’esito non poteva certo essere molto altro da questo. Gli interessi, i bisogni, sono quelli di miliardi di persone e di ampie reti di potere politico, finanziario, economico. 
Solamente una mente elementare, che aizza altre menti elementari ( per non dire di peggio ), può giudicare “blah blah blah” il fatto che si svolgano questi simposi. I peggiori dittatori ed i più tristi ed infami sistemi di repressione possono giudicare negativamente COP26. 
Eppure, nel gioco degli equilibri e delle sensibilità, anche Greta Thunberg, con tutto quello che si porta dietro e con la sua genesi, ha un ruolo positivo ma solamente se rientra in un sistema di potere che dia ad ognuno il suo.
cop26 thunberg blah blah blah
 
Non è certo come secoli fa quando tutto era più semplice e lineare. Oggi la complessità regna; ma ricordiamoci sempre che tutti noi del popolo rifiutiamo la complessità, pretendiamo risposte semplici, dirette, sillogiche.
Quest’ansia di banalità, di risposte rapide e soluzioni “readymade”, è il feto del nuovo conformismo, partorito dopo la seconda guerra mondiale, abbuffato nell’occidente delle rèclame, divenuto obeso dopo queste ultime rivoluzioni informatiche, che dovevano ridurre il peso del lavoro e renderci dediti alla meditazione mentre ci hanno svelato paranoici e refrattari a quelle presunte “leggi naturali” immaginate da antichi ottimisti e sempre più incatenati al brutale “posto di lavoro”.
Siam quel che siamo e non c’è tanto da esserne fieri. I governanti progressivamente son meglio dei governati ed è questa l’inquietante realtà che mi si paventa ogni giorno di più.
Le cronache recenti squarciano siparietti accademici affollati da professorini, filosofucci, e studentelli che strumentalmente bullizzano il lemma “libertà” con deprimenti speculazioni pseudo-sanitarie o di rassettamento-pubblico. Non voglio nemmeno accennare al resto che sta sotto la soglia del diploma di laurea e che bercia nelle strade da 2 mesi con la bava alla bocca.
professorini filosofucci studentelli portualetti cop26 covid19 greenpass
Diciamo la verità: l’integrazione tra governo/impresa/scienza rischia di togliere passatempi a tanti che avevano assunto il ruolo di “oppositori ai regimi”.
Facciamoci una domanda: se era solo “blah blah blah”, significa che il primo mondo avrebbe dovuto imporre condizioni dure al secondo ed al terzo che si affacciano ora ad uno sviluppo industriale e ( si spera ) sociale di massa che fino a poco fa era impensabile?
Cosa si aspettavano i duri e puri dell’ambientalismo?
Moratorie contro l’India, la Cina e magari l’Africa?
God bless this mess.
per chi ama venezia

Anche gli imbecilli amano.

“Grazie di averci liberato dall’Eremita.”
La prima, di chissà quali altre frasette.
Così accade quando prendi parte a qualche discussione in un gruppo social ed hai una tua posizione che difendi con convinzione.

I gruppi, sono i territori più curiosi e ricchi che i social-network abbiano mai prodotto da quando esistono. Sono vivaci, c’è dentro la gente e poi ci sono gli amministratori, quasi sempre capaci di ricreare tutte le più brutali storture del potere assoluto ( in rari casi veri moderatori, quasi sempre improvvisati e goffi demiurghi ). I gruppi social sono l’umanità denudata e senza alcuna remora.
La meraviglia della natura più oscura dell’umanità, così virtualmente vicina agli eccessi biblici di persecuzioni, stragi, campi di sterminio, tribunali sommari e/o del popolo ( sempre il popolo presente/assente ). 

Tutto nasce per caso, curiosando, come fan tutti, nella sezione notizie del noto Facebook, m’imbatto in un post pubblicato nel gruppo “per chi ama Venezia” da tal K. ( amministratore ) che condivide un post che l’utente Caenazzo ha pubblicato nella propria bacheca: 
( https://www.facebook.com/caterina.caenazzo.1/posts/3527743067261613 ). A mio parere ciò che Caenazzo ha scritto è abominevole ma, finché fosse rimasto nell’ambito della sua bacheca, avrebbe anche avuto un certo diritto di vita, se volessimo interpretare la bacheca dell’utente Facebook come il luogo privato in cui può sfogare ogni suo istinto od irrazionale sentimento anche poco pensato. 

Tuttavia la cosa acquisisce altro tenore quando quell’abominio viene da altri condiviso e palesato in un gruppo pubblico che intrattiene oltre 47 mila utenti ( poi di questi sono attivamente partecipi alcune centinaia ma si tratta di tecnicismi del comportamento di massa ). Si badi bene che qui non so se K. lo abbia pubblicato perché condivide gli ideali del contenuto o solamente per dovere di cronaca verso coloro che amano Venezia ( ognuno a modo suo ovviamente ). Eccolo:

per chi ama venezia

Orbene, dopo il 5 dicembre 2020 questo post è stato cancellato dal gruppo e quindi non è più visibile. Molto discutibile questa modalità d’azione visto anche il vasto numero di persone che vi partecipano. Si è trattato con evidenza di una censura postuma per i commenti ( molti di chi qui scrive ) che seguirono la pubblicazione.
È invece rimasto ben visibile il post( icino ) che poco dopo ha seguito la cancellazione che un tal G. ha voluto rapidamente pubblicare e nel quale ringrazia per il ban eseguito nei miei confronti: 

per chi ama veneziaBah, si tratta di futili sconcezze tipiche dei social.

Tuttavia nella bacheca della Caenazzo il post frettolosamente cancellato è rimasto orgogliosamente pubblicato e visibile a tutto il mondo ( anche ai non amici ). Le reazioni, salvo alcune rare, ovviamente non sono state di partecipato entusiasmo.
Ma perché?
Lo so che, per qualsiasi persona normale, essa sia una domanda retorica, cercherò allora d’immaginare che il quesito me l’abbia posto un imbecille che ama Venezia.

Questo orrendo periodo di deflagrante epidemia ha colpito tutti gli aspetti più umani: lo scambio, il dialogo, la curiosità, la cultura, l’esperienza dell’arte, il confronto, la scoperta. Quegli aspetti che ci fanno realmente differenti dal resto del mondo animale. Le uniche cose che ci ha risparmiato sono le sciagure della guerra; favore riservato tuttavia solo a noi del primo mondo. Ebbene le città più aperte a quei caratteristici traffici umani sono state le più lacerate e, tra queste, le dilaniate sono state quelle che offrono momenti di felicità: le città turistiche.

Venezia in Italia è esemplare. In qualità di suo abitante e professionista dell’arte e del turismo ne posso sapere qualcosa. La città Serenissima è piombata in una spirale di tenebroso silenzio. Non quel malinconico languore novembrino ( che si estende fino a fine gennaio ) che è sempre stato il suo tipico volto della stagione “debole” riservata a solitari romantici ed intimistici poeti ed artisti d’ogni luogo che qui ritrovano il tempo perduto, o addolciscono le loro pene d’amore o d’ideali.
Questo silenzio è piuttosto quello della morte infettiva cruda clinica subdola. Come fu ai tempi della peste, quando strisciava, falciando, sui muri e lungo le calli.

Difronte alla morte ogni essere vivente ha l’istinto alla fuga, alla difesa sua e dei suoi simili.
L’uomo anche in questo è capace di fare eccezione. Ed infatti ecco che si scopre a Venezia, in particolare a Venezia, dove è più evidente e crudo l’effetto delle quarantene e della paura, un’originale popolazione umana che, tutto sommato, non vede in questo bastimento di morte che attracca ai moli lagunari, solamente il male.
Si tratta, per naturale osservazione, di una popolazione non dedita a lavori autonomi e non più tipici e caratteristici della città, bensì di quella parte che riceve un regolare stipendio.  

Ecco, questa bizzarra popolazione non ha alcuna remora nel chiamare il morbo come un cordiale affettuoso e sollecito addetto alle pulizie che rimuove da calli campielli e campi della città quelle presenze ingombranti rumorose e sudate denominate dal franco-anglofono: “turisti”. Questa popolazione non ha alcuna remora a manifestarlo pubblicamente. 

L’ideale terapeutico di ordine, pulizia, decoro che questa popolazione è convinta sia una manna per Venezia mi ricorda quello dell’eutanasia auspicato dagli ideologi nazisti o quello dei piani quinquennali stalinisti o maoisti ma non solo. Esso è talmente esente dal minimo sentimento d’empatia che induce a considerarlo sintomo di una degenerazione psicotica. È quindi beffardamente celebrato nei social che, come insegna l’esperimento di Milgram, ci rendono refrattari al prossimo e quindi del tutto sociopatici.  

Se invece volessimo semplicemente restare nell’alveo della storia e dell’antropologia urbana scopriremmo che Venezia nacque, si sviluppò e prosperò grazie ai traffici commerciali tra i quali, fin dalle antiche origini, era anche il turismo.

Quindi questa popolazione che vede il bene nella morte, nella morbosità, nella paura, nell’annichilimento delle abitudini più pacifiche e positive dell’umanità e rende note pubblicamente tali insulse convinzioni può considerarsi ottimisticamente imbecille; mentre pessimisticamente? 

Se volessimo essere pessimisti andremmo a vedere a quali reazioni di massa conduce la suddetta divulgazione per rimanere stupiti del fatto che essa non causa corali espressioni di ripugnanza, anzi, ottiene molteplici attestazioni di stima e solidarietà. 
Ciò perché il concetto di fondo, che è di una disumanità inaudita, è espresso in una forma positiva. Chi lo espone infatti vuole simboleggiare d’essere motivato dal suo grande amore ideale per la città ( che quindi è personificata come Bambi ) e distrae l’audience dai presupposti e dalle conseguenze che sono sottese nel pensiero così espresso. 

Ecco quindi spiegato il movente di questa mia dissertazione: anche gli imbecilli amano. 
Amano gli imbecilli che non sanno comprendere i significati sottesi da certi ingannevoli pensieri, amano gli imbecilli che non hanno consapevolezza della crudezza delle loro considerazioni, amano gli imbecilli che festeggiano, quando coloro che ostinatamente si ribellano contro la degenerazione del linguaggio, che è presupposto della degenerazione del pensiero, sono perseguiti od allontanati od esiliati e proprio a loro, che difendono il valore del saper riflettere, è negata la parola. 

esser eremita o romito

Sull’esser Eremita o Romito

De pura accidental vicenda scovo, in lo social cassone, antico bran de Aretino, dedito a tal romito in pratiche de venere assai guarnito.

esser eremita o romito

Col mio nome credomi evocato ma trovo altrui che l’ha pur troncato como l’original attore. Ne nasce ardito negozio de favelle buone ed ecco il sunto.

essere eremita o romito

essere eremita o romito

Caro Romito, fummo tiroti in lo ballo por causa de fornicatione nonistante a cuelli de nostra ispecie, si nomen est omen, l’agir colli lombi sirebbe atto de pauco asceticazione et cagion de corrupta spiritual portanza. Ma se sa che lo trattiner per longa pezza le carnal pressure adduce de libido incontinenza et le verghe assai più dure.

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Speculazioni extra scientifiche, il Big Bang e la mente umana

In questi giorni ho fatto una riflessione sul senso dell’ateismo nel nostro tempo, arrivando alla conclusione che l’aetismo non è altro che una forma di pseudoreligione. Per questo ho avuto una discussione accesa con alcuni membri di un gruppo facebook ( atei ed anticlericali ). Ecco il link: https://www.facebook.com/groups/912883922163646/permalink/3401139100004770/

Quindi ho scritto un articolo leggibile qui: https://www.nicolaeremita.it/ateismo-pseudoreligione-ventesimo-secolo/

Queste riflessioni hanno avuto delle ricadute su altre. Mi trovavo in auto con mio padre, viaggiando da Venezia verso Treviso ed ecco che scappa fuori una conversazione sul perché delle cose. Si finisce a parlare di Big Bang e sento la parola “esplosione”. Chiarisco che non si trattò affatto di un’esplosione. Da un punto infinitamente piccolo si è generata un’inflazione parossistica che nell’Era di Planck pose le basi della materia.
Di che genere fu questo evento?

Mio padre afferma con decisione che sia stato un evento casuale e che ciò sia un fatto scientifico. Io invece sono convinto che la scienza ritenga questa domanda non pertinente, semplicemente perché essa non può fare alcuna osservazione oltre l’Era Oscura quando i fotoni non potevano circolare liberamente. Mentre espongo con difficoltà ( non essendo astrofisico ma dilettante frequentatore di letture scientifiche ) mi viene in mente un quesito. Esso resta nel campo extra scientifico ma potrebbe essere stimolante perché intende DELIMITARE le possibilità e quindi uscire dall’ambito della pura immaginazione. Eccolo:
“Cos’è il Big Bang?”

Parto dalla considerazione che fino ad oggi la mente umana con i suoi limiti è stata in grado di svelare equilibri e regole fisiche che hanno spostato i confini del reale e del tempo fino a circa 14 miliardi di anni nel passato e nelle profondità del microscopico e del macroscopico. Quindi assumo che la mente umana sia in grado di dare un’interpretazione realistica del mondo che la circonda ed anche delle cause che lo hanno creato.

big bang

Ebbene, secondo questa mia riflessione il Big Bang può essere un evento di 4 tipi.

Il primo: il Big Bang è un evento casuale ( periodico od irripetibile ). Se ciò fosse un fatto significherebbe che esso è avvenuto ( altrimenti non saremmo qui a scrivere ), tra infiniti altri eventi possibili che non si sono verificati. Questo implica che vi sia la potenzialità che infiniti altri universi possano esistere o essere esistiti o esistere in futuro, qualora la casualità avesse anche una periodicità, non altrimenti. Tuttavia, se avesse una periodicità, significherebbe che il tempo e la direzione del tempo possano scorrere al di là dell’esistenza del singolo universo ( tempo metauniversale ) e che quindi il Big Bang fu l’inizio solamente di un tempo locale. Potrebbero essere nati altri universi con altri Big Bang in istanti coincidenti col nostro o anteriori o posteriori, ognuno con il proprio tempo locale. La materia, in infiniti universi, potrebbe avere infinte varianti in funzione dei valori delle particelle elementari.

Il secondo: il Big Bang è un evento determinato e necessario. Esso è accaduto e nessun altro evento poteva accadere prima durante o dopo di questo. Esso è accaduto in conseguenza di altro ( che non conosciamo ) ma non poteva accadere diversamente. In tal senso esso non è casuale ed è origine anche del tempo e della direzione del tempo. Non è casuale perché non è avvenuto tra infiniti altri eventi possibili. Ciò rende questo evento irripetibile ma, essendo conseguenza di altro, ammette che esista un tempo metauniversale. 

Il terzo: il Big Bang è un evento determinato e non necessario. Esso è accaduto e nessun altro evento poteva accadere prima durante o dopo di questo. In tal senso esso non è casuale ed è origine anche del tempo e della direzione del tempo. Non è casuale perché non è avvenuto tra infiniti altri eventi possibili. Ciò rende questo evento irripetibile e quindi annichilisce la possibilità che esista un tempo metauniversale.

Il quarto: il Big Bang è un evento volontario. Esso è frutto di una volontà ( non necessariamente autocosciente ). Può essere singolare o parte di un infinito insieme di altri universi ed in ogni caso comporta l’esistenza di un metauniverso. La possibilità che sia frutto di una volontà non può essere esclusa a priori in omaggio al sospetto divino, altrimenti, ragionando per similitudine, si potrebbe escludere anche la possibilità che la stessa evoluzione della vita possa portare allo sviluppo di un’autocoscienza o si potrebbe escludere la vita nell’universo nonostante vi sia sulla terra.
L’atto di creare coscientemente o meno è un fatto reale e noi ne siamo la prova, quindi è possibile che tale atto sia condotto anche da altre entità in altri contesti, compreso quello che prevede la nascita di uno o d’infiniti universi. Quest’ultimo genere di evento può anche includere gli altri tre non essendo noto l’intento della volontà, che potrebbe essere quello della pesca casuale di variabili o dell’intenzionalità della scelta delle variabili o dell’impossibilità della scelta, essendo queste le uniche possibili. Certo è che questa volontà esisterebbe secondo modalità metafisiche, non necessariamente secondo la fisica di un determinato universo.

In tutte e quattro le possibilità si lascia in sospeso ogni indagine sui motivi di questo evento in quanto essi sarebbero esclusivamente frutto dell’immaginazione umana. Tutto il ragionamento presuppone che la mente sia in grado d’indagare con il suo metro le eventualità, del resto l’uomo è per ora giunto ad osservare virtualmente le condizioni iniziali del Big Bang.

Chiunque volesse replicare confutare o integrare questa mia riflessione lo faccia nei commenti, sarà graditissimo.

 

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Ateismo, la pseudoreligione del XX secolo

Il 22 ottobre 2020 alle 9 e 09 antimeridiane pubblico un post nel gruppo facebook “atei e anticlericali” ( ecco il link al post se volete approfondirlo:
https://www.facebook.com/groups/912883922163646/permalink/3401139100004770/ ), il post afferma che l’ateismo sia la pseudoreligione del XX secolo. Segue una lunga serie di commenti, molti indecenti ed offensivi, alcuni interessanti che hanno animato un confronto, una conversazione, seppur difficile.

Era ovvio che lo fosse, per molte ragioni. Intanto la frase è stringata e non fornisce spiegazioni, sembra sostanzialmente apodittica e perentoria. Quindi essa pare voler provocare l’ateo sul vivo e cioé sulla sua pretesa di essere la nemesi di qualsiasi convinzione irrazionale irragionevole e frutto di suggestioni irreali. Putroppo salvo un solo caso, nessuno ha voluto approfondire la mia affermazione chiedendo lumi.

Essa intende sostenere che l’ateismo si confronta con la religione nel campo della religione e quindi nell’ambito del “credere”. Colui che crede in Dio e colui che non crede in Dio agisce secondo la fede in quanto, se per il primo è impossibile dimostrare l’esistenza di Dio, per il secondo è impossibile dimostrarne la non esistenza. Si tratta di argomentazioni che esulano da qualsiasi sperimentazione empirica e quindi inconfutabili entrambe e completamente estranee alle argomentazioni scientifiche. Sono argomenti di cui la scienza non si occupa.
Per la scienza dimostrare l’esistenza o la non esistenza di un qualsiasi genere di divinità è irrilevante e non pertinente, per il semplice fatto che non vi sono elementi/variabili/fenomeni osservabili e misurabili empiricamente.

L’ateismo non nasce nel XX secolo ma in esso assume alcune caratteristiche proprie delle religioni. Esce dalle pagine dei libri e dai pensieri e dai principi degli illuministi e dei positivisti ed entra nei contesti ideologici dei partiti politici. Si fa potere temporale e trasforma l’ideologia in dogma, il leader in divinità. Le celebrazioni di Stato sono la liturgia del dogma, la gerarchia del partito è la gerarchia del credo. Il leader è il Partito, il Partito è lo Stato, lo Stato è il leader che assume quindi l’onnipotenza. Questa onnipotenza diviene il culto del popolo o della parte fanatizzata di esso e quindi si sostituisce a Dio. L’ateismo è il culto di Stato in Unione Sovietica ed esso è l’alibi di Stalin e delle sue gerarchie oppressive mentre in Germania si camuffa con culti pseudopagani al cui vertice c’è l’immagine di Hitler. Già in precedenza Napoleone aveva intuito la forza devastante di queste idee innovatrici ma non aveva il potere industriale della catena di montaggio e le tecnologie per coinvolgere le masse.

Ecco quindi che l’ateo, convinto di sostenere un ideale di libertà e di ragione, in realtà è portatore di vetusti precetti positivisti come se essi avessero saltato un secolo ( il ventesimo appunto ) per giungere illibati fino a noi. L’ateo poco esperto afferma che sia consapevole della non esistenza di Dio, che sia egli compiuto nell’uso della ragione e gli altri, credenti, quindi esclusi da essa. Lo afferma ma ignora il funzionamento della ragione alla luce del metodo della conoscenza, quella dei nostri giorni.
Se il pensiero positivista del XVIII o del XIX secolo era intento a contrastare l’influenza della religione nel funzionamento delle istituzioni per sostituirvi l’influenza del mondo industriale tecnologico e scientifico ( che a quei tempi erano indistinguibili ), condividendo visioni meccanicistiche, financo a darwiniane della realtà; il pensiero scientifico e filosofico attuale non è dedito ad alcun contrasto ma si è scrollato di dosso le questioni spirituali ponendole al di fuori della speculazione che gli è propria. L’ateo poco informato è rimasto indietro. Non si è accorto delle catastrofi che quel contrasto ha causato al mondo dalla fine dell’ottocento in poi.

Qui avrei voluto portare i miei interlocutori del gruppo. Nessuno purtroppo ha voluto farmi compagnia in questa escursione e tutti sono rimasti affezionati al loro ideale raziocinante di ateo che contrasta la follia immaginaria del credente.

Quale  può essere la soluzione?
Purtroppo è una, semplice e drastica: l’ateismo non ha alcun senso, perché non hanno alcun senso le basi della sua negazione. La ragione ha ben altro a cui pensare, così come la pretesa “consapevolezza” e tutte le materie che si intendono dignitosamente scientifiche. L’unica cosa che ha senso nel campo della razionalità e del sapere è non credere. Cioé respingere l’idea che si debba affidare il nostro giudizio a qualcosa che non possiamo sperimentare empiricamente. Anche il non credere in Dio è un atto del credere perché non è possibile sperimentarlo empiricamente.

Oggi, 31 ottobre 2020 aggiungo alla mia precedente, questa ulteriore riflessione, sorta dopo aver letto la descrizione del gruppo “atei e anticlericali”.

Facendo seguito al mio precedente post nel quale, con esercizio di sintesi, definivo l’ateismo come una pseudoreligione, sperando che la conseguente conversazione avrebbe consentito a me di approfondire anche grazie al contraddittorio, ecco qui che trovo la descrizione che l’amministratore ha dato del gruppo “Atei e Anticlericali”.

atei anticlericali

Ebbene il testo è di pura essenza religiosa.
Analizziamolo:
1) subito il verbo “crediamo” che attiene all’atto del considerare congruo un fatto o un concetto per semplice affezione o per affinità elettiva o per fede;
2) “agire secondo coscienza” pone la questione sulla consistenza di questa parola: attiene al sentire, all’emotività, o al precetto di profonda convinzione morale?
In tutti i casi si allontana di molto dalla ragione e dalla razionalità e dal dubbio per abbracciare la parola “consapevolezza” già molto utilizzata da alcuni di voi nel mio precedente post.
La parola “consapevolezza” tenta di scavalcare l’invalicabile ostacolo della dimostrabilità. L’ateo afferma la sua consapevolezza del mondo e che questa consapevolezza gli svela l’inesistenza di Dio;
3) “un principio morale” ecco che spunta la morale ed è una ( un principio ). Pare che essa sia assoluta e soverchiante l’arbitrio del singolo e pare anche che essa sia una morale etica che quindi voglia organizzare la morale in senso logico per giudicare il prossimo;
4) “non ci si aspetta la ricompensa” questo concetto pone la corona regale sull’essenza religiosa ( e specificamente cattolica ) dell’ideale ateo qui rappresentato. Infatti quale vero credente potrebbe agire in funzione e col desiderio della ricompensa?
La religione cattolica giudica negativamente chi agisce per un interesse sia esso materiale o spirituale. Anche se l’ipocrisia rende molto fumosa questa questione in termini religiosi, è palese che la religione cattolica voglia sempre rappresentarsi come disinteressata e rivolta al bene universale.
5) Infine aver anche solo espresso l’intenzione di “non aspettare una ricompensa in Paradiso” ammette che possa esistere questo luogo di fantasia e che esso abbia propriamente il compito di premiare i fedeli ( della fede avversa ).

Se potevano esservi anche dei dubbi, inizialmente, per dare all’ateismo una collocazione nell’ambito del pensiero, a mio parere ora non ve ne sono più. L’ateismo è inconfutabilmente estraneo al pensiero razionale ed in particolare a quello che pone la scienza come guida e, nel XX secolo è stato assunto come pseudoreligione nella fondazione di regimi totalitari ed oppressivi basati sul fanatismo, sul culto della personalità, sul culto dell’infallibilità e del dogma ideologico, sul culto della supremazia razziale partitica ed etica che prevarica l’autodeterminazione e la libertà di pensiero di azione e d’esistenza del singolo.

erinni a perdere

Erinni a perdere.

Le cronache narrano del grande albergo-colonia per italiani freschi di boom, con la lavatrice il frigo e il moplen.
Esso fu edificato con gusto e nelle intenzioni che s’attagliano alle strutture del vicino blocco orientale ex-titino, per offrire economie di scala turistiche alle famigliole. Un lodevole intento di condurre all’esclusive spiagge lidensi anche i meno abbienti.

Un fabbricato in muratura la cui facciata sarebbe stata del tutto simile a quella dei casermoni popolari se non avesse accolto ameni balconi tutti ben orientati a occidente, al calar del sole ed uno scalone esterno degno di Wanda Osiris.
Un’opera godibile e ben collocata. Certo non all’altezza dell’architettura lidense tra fine ottocento e primi novecento. Accontentiamoci.

colonia inpdap lido venezia

Finiti i tempi delle presunte economie di scala, svelato invece il pesante pegno economico che richiede la sovvenzione di certe strutture, cambiate le abitudini delle famigliole, ora non più così indigenti e sempre meno numerose, il complesso cade in disgrazia.

Seguono anni d’incuria, indifferenza, abbandono che hanno favorito la germinazione d’installazioni pseudo-biennalistiche di barboni, sbandati, clandestini e tossicomani anche da fuori del paese, essendo il Lido e la Biennale, mete internazionali.
Nessun lamento si solleva dalle integerrime associazioni lidensi, tutte sull’attenti ad esclamar ‘gnorsì all’amministrazioni loro amiche.
“Tuto ben Sior Paron!” – mentre crescevano le discariche.

colonia inpdap lido venezia oggi

Ora, a rompere le uova del paniere elettorale giunge il dr. Luigi Brugnaro, una piccola folata d’aria nuova. Ecco che sei famiglie d’imprenditori costituiscono la ditta Aquarius srl con la quale finanziano edilizia innovativa. Individuano l’area e propongono un progetto di rilancio del turismo ambientalista.

aquarius lido di venezia

Propongono il recupero dello stabile ex-colonia inpdap e, verso il mare, la rimozione di strutture fatiscenti per sostituirle con altre in armonia con l’ambiente e con l’idea di far sperimentare al visitatore la realtà naturalistica delle dune del Lido.

La procedura amministrativa d’autorizzazione si svolge secondo quanto previsto da leggi e regolamenti. Quando i lavori sono sul punto di cominciare ecco che anzianotti ( non solo fisicamente ) presidenti di alcune associazioni veneziane si levano contro e alzano gli scudi.

alberoni lido venezia

Italia Nostra di Venezia e altre associazioni del Lido che si definiscono ambientaliste si oppongono all’inizio lavori. Picchetti, riunioni, striscioni, un bel video del professore che spiega i perché ed i percome… Tutto condivisibile!

ambientalisti alberoni lido

Siamo perfettamente d’accordo con il prof. Leonardo Filesi dell’Università IUAV di Venezia che la zona è interessata da una flora che va protetta; ma gli sfegatati ambientalisti sanno che il progetto nasce proprio per consentire al visitatore di apprezzare queste particolarità ambientali?

alberoni lido dune colonia inpdap

Sanno che, come si evince dalla foto di decenni fa, nell’area quella flora non era presente e che si è quindi formata in tempi recenti?
Sanno che quando i lavori saranno ultimati il lieve danneggiamento della flora insistente sarà presto compensato da nuova crescita perché nulla sarà rimosso?

alberoni dune lido venezia

Il grave ed irreparabile danno ai principi del buon ambientalismo all’idea di conservazione e tutela degli equilibri naturali e dei manufatti storici lo fanno tutti coloro che adoperano questi valori di grande importanza in azioni senza alcuna rilevanza se non addirittura del tutto insensate immotivate e deleterie per il territorio stesso e le popolazioni che lo abitano.

aquarius lido alberoni venezia

Il Lido di Venezia è estremamente antropizzato, fin troppo popolato di automobili rispetto al numero di abitanti. Bene sta facendo l’amministrazione a riportare in isola il servizio di trasporto pubblico con motricità elettrica. Decenni fa esisteva una linea di tram su rotaie.
La sensibilità verso l’ambiente è un equilibrio tra progresso e sviluppo in contesti urbanizzati e turistici come quelli del Lido di Venezia. Ecco di seguito quale sarà l’area dedicata agli impianti balneari di Aquarius sull’intera area delle dune.

aquarius lido alberoni

Potete apprezzare la collocazione di gazebo e di stand dei servizi balneari nel triangolo con i grafici arancioni, la casetta rettangolare di cemento sarà smantellata, è quella nel cerchio rosso.

In conclusione questa vicenda lascia perplessi sulle motivazioni di chi solleva queste proteste.
In generale s’evince una particolare degenerazione del compito di tutela che alcune associazioni stanno svolgendo in tutta Italia.
Le amministrazioni stanno progressivamente attuando riforme rivolte alla sensibilità ambientale indipendentemente dalle raccomandazioni ( lodevoli ) del terzo settore. Ciò priva di fatto queste ultime di buona parte del loro ruolo istituzionale.
Le conseguenze sono che alcune di queste associazioni, invece di ricercare nuovi e più ambiziosi scopi, si avvitano attorno a polemiche vacue, strumentali, se non proprio del tutto fuorvianti e diametralmente opposte ai loro stessi principi fondanti.

Per fare un esempio estremo mi riferisco alla vergognosa campagna antivaccinista di CODACONS, alla virulenza della polemica personalistica del suo Presidente nei confronti di specchiati scienziati. Mi riferisco alla più vicina e recente campagna di discredito ( condita d’abbondanti fake news ) attuata contro il progetto del Palais Lumière attuata da gruppi d’interesse ed associazioni veneziane.

Putroppo è ormai diffusa l’insulsa abitudine d’assumere posizioni oltranziste sulla base di slogan, semplici parole o argomenti del tutto infondati ma che hanno presa nell’immaginario collettivo, soprattutto quello degli sprovveduti o di chi agisce solo in base alla convenienza personale, coll’unico scopo d’ottenere attenzione mediatica e consenso verso gruppi od organizzazioni.
Dietro tutto ciò, purtroppo, c’è vuoto assoluto o peggio, desolante ignoranza e malafede che potrebbero portarci verso lidi tutt’altro che piacevoli.

urania

Urania! Dove sei?

Mi riprometto, in un prossimo mio brano, di replicare ad un mio amico che segue con molta curiosità la valanga d’informazioni ( di ogni qualità ) che negli ultimi 3 mesi si sono affastellate sulla vicenda pandemica. Nel frattempo ho avuto notizia del servizio televisivo che “Le Iene Show” ha confezionato per il prof. Roberto Burioni.

Vi avviso che, in materia scientifica, non sono schierato con gruppi di sorta ( odiatori o amatori di chichessia o di qualsivoglia idea, struttura, organismo, associazione, partito ).
Sono invece sempre schierato dalla mia parte, nella difesa della mia dignità di persona libera e pensante, armata di molteplici letture oltreché di studi ed esperienze, consapevole quindi della propria ignoranza.

Il servizio è stato confezionato per porre le basi del o dei successivi, per creare il fatto, per gettare il sasso nello stagno. È una tecnica di marketing editoriale inaugurata coi feuilleton ( romanzi d’appendice ) che diede enorme successo di vendite ai quotidiani dei primi del novecento. Un grande successo ebbe la compianta Carolina Invernizio ( n.1851 m.1916 ).

feuilleton

È un servizio falso? È diffamatorio?
Non saprei ma esso gioca sulla suggestione, questo è certo.
Il tema è se Burioni sia o meno in conflitto d’interessi quando si espone nei mass-media e dice la sua nella materia in cui è professore ( microbiologia e virologia ).
Il servizio è creato con una tecnica di montaggio che ne aumenta il ritmo al fine di non annoiare lo spettatore. Le interviste sono tagliate e forse sono estrapolate ( fuori contesto ), le domande sono poste in maniera da ricevere una determinata risposta che non entra nel merito specifico.

Prima il giornalista manifesta al pubblico una domanda diretta:
“Burioni è in conflitto di interessi?”
Poi iniziano una sequenza d’interviste a due gruppi di persone, i colleghi, gli opinionisti.
I colleghi sono: dr. De Donno, dr. Vianello, dr.ssa De Silvestro, prof. Crisanti, dr. Bassetti. Servono a conferire al pezzo una sorta di autorevolezza.
Gli opinionisti sono: avv. Rienzi ( Codacons ), dr. Gomez ( ilfattoquotidiano ), dr. Mentana ( TG La7 ), prof. Cacciari ( ex pessimo sindaco ), dr. Tarro ( pare si sia autocandidato al Nobel ). Servono ad incarnare una sorta d’opinione pubblica o di sentimento popolare.

burioni de donno vianello de silvestri crisanti bassetti gomez cacciari rienzi mentana

L’argomento parte dal conflitto d’interessi e si snoda attraverso la questione delle cure col plasma dei pazienti guariti, dei preparati a base di plasma monoclonale e dei vaccini. Tutto ha lo scopo d’acuire sempre più i sospetti sull’attendibilità delle affermazioni del prof. Burioni e sulla sua estraneità ad interessi economici. La chiave sta nel modo in cui vengono poste le domande agli intervistati e, se ci fate caso, sono poche le domande che vengono incluse, si preferisce raccontare e cucire le risposte.

Le domande sono sempre in forma d’ipotesi. Ad esempio non domandano a nessuno se il prof. Burioni sia in conflitto d’interessi o meno ma fanno una domanda ipotetica: “se il dr. Burioni avesse, fosse, facesse, dicesse, prendesse, venisse… sarebbe in conflitto d’interessi?”
A tale domanda l’intervistato non può che rispondere affermativamente. Chiaro che chi si espone a questo genere di quesiti non conosce il funzionamento dei mass-media. Mi stupisco per Mentana e Gomez!!
Non mi stupisco per Cacciari che per un’apparizione forse darebbe un rene.

Circa le cure col plasma dei guariti, da quel che ho compreso, sono trattamenti per chi è già malato grave ma non gravissimo e pare che l’efficacia del plasma dei guariti si riduca col tempo, nel senso che il guarito ha un plasma efficace nella cura solo per un limitato periodo di tempo. Un grande riconoscimento va al dr. De Donno che ha contribuito ad implementare questa terapia.
Sui costi mi associo con la dr.ssa De Silvestro nel chiedere al prof. Burioni dei chiarimenti. Il plasma monoclonale invece non avrebbe problemi di durata nella sua efficacia ma non solo, sarebbe a detta del prof. Burioni, anche un rimedio preventivo, una specie di quasi-vaccino “sconfiggere il virus” ( cit.).

Circa la questione dei vaccini si sappia che tutti gli esposti dell’avv. Rienzi contro il prof. Burioni sono stati archiviati. Inconsistenti!
L’avv. Rienzi è francamente inascoltabile. Sprizza acrimonia da ogni poro, arriva ad ipotizzare un prestanome per gli interessi dell'”indagato”, mi chiedo se e cosa gli abbia fatto di personale il prof. Burioni…

Rienzi afferma testualmente:
“La verità non può essere verità se chi la enuncia è un soggetto che sotto può avere ( non dico che abbia ) un conflitto di interessi. Chi enuncia questa verità dev’essere indipendente a prescindere.”
Questa frase è un postulato che ha sapore di atto di fede perché presume che la verità, seppur sia tale, non vada accolta se proviene da chi abbia un conflitto d’interessi. Se ciò fosse assunto quale metro universale il mondo perderebbe l’enorme contributo al progresso che hanno fornito le imprese private di ogni tipo e natura ma non solo, anche le imprese volontaristiche o pubbliche in quanto, non essendo determinato il concetto di conflitto di interessi esso potrebbe individuarsi anche nella semplice ambizione.
Ciò è suffragato anche dal mero sospetto, che il Rienzi pone come pistola fumante del reo. Ci spieghi poi questo insigne presidente di Associazione di Consumatori ( già nota per posizioni antiscientifiche in difesa dei consumatori ), cosa significa “indipendente a prescindere”, visto che nemmeno lui potrà mai esserlo, essendo fondatore e presidente della sua Codacons.
Forse Rienzi immagina un suo mondo in cui una sorta di socialismo reale sia divenuto forma di religione morale. La Corea del Nord potrebbe dargli la cittadinanza onoraria, si mobiliti Kim Jong-un.

Da circo il parere del prof. Cacciari quando afferma che anche se si dichiarassero i propri conflitti d’interesse sarebbe in ogni caso sbagliato esporre le proprie scoperte o il frutto delle proprie ricerche scientifiche. Ascoltandolo mi par di capire che chiunque faccia delle proprie fatiche nello studio un mezzo di sostentamento, dovrebbe indossare la mordacchia e non parlare ai mass-media. Più spazio per gli opinionisti!!
Costoro infatti sono ovunque come il sale, competenti su tutto e quindi su niente e sempre ben pagati per ogni comparsata che ha il banale e degradante scopo di sobillare la pancia dello spettatore e mi riferisco proprio al filosofo ex pessimo sindaco di Venezia ( parere mio ).

In attesa della sicura seconda puntata del servizio de “Le Iene Show” rivolgo ora la mia parola allo stesso prof. Burioni.

Ringrazio il prof. Roberto Burioni per la pronta replica al servizio de “Le Iene” che ho visto. Il mio auspicio è che egli possa ancora, in futuro, insieme ad altri colleghi, intervenire presso i mass-media per informare la gente.

Ciò magari anche al di fuori di trasmissioni che sono palesemente di parte, come è purtroppo di parte la stragrande maggioranza dei mass-media nazionali.
I danni gravi in questa pandemia li hanno fatti giornalisti e altri cialtroni che, con l’uso dei mass-media e del web, hanno manipolato e travisato i progressi ed i fallimenti scientifici, o per scelta o per ignoranza, quest’ultima senza scuse, non essendo l’ignoranza del consapevole ma del presuntuoso.

La mia visione ( forse disgraziatamente minoritaria ) è quella di un mondo scientifico estraniato alle simpatie ed alle preferenze politiche.
Difficile in un paese in cui le nomine nei centri di ricerca pare siano tutte politiche. Difficile forse per il mondo universitario, del resto dopo Tangentopoli, la trattativa Stato-Mafia, lo scandalo recente nella Magistratura, c’è da temere anche per le università.

Estraniato grazie ad un sistema di diffusione e non d’informazione, delle notizie che sia neutro e trasparente e, soprattutto, capace di maneggiare il sapere.

Se così fosse, immagino che molti altri ricercatori come lei avrebbero piacere ad esporsi pubblicamente ( vedi il comunicato del dr. De Donno ), perché non temerebbero di essere messi, come capri espiatori, da una parte o dall’altra delle divisioni miserrime che molti, molti italiani manifestano su tutto.

Concludo con questo pensiero di Oriana Fallaci che mi sta molto a cuore:
“È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Non si preoccupano che per la propria carrieruccia, la propria gloriuccia, la propria popolarità di periferia e da periferia. Pei propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono. Si accusano, si sputtanano…”

oriana fallaci

 

addio imene

Addio all’imene!

Sarebbe ormai ora di perdere la verginità. dire addio all’imene morale che ci siamo rifatti infinite volte.

la globalizzazione

Viviamo in un mondo retto dal sistema dei capitali ( prima economici, ora ormai del tutto finanziari ).
La globalizzazione è stato il grande fumo negli occhi dei progressisti e dei post-positivisti per nascondere una sorta di nuovo schiavismo ma ha anche emancipato miliardi di persone da condizioni ben peggiori.
Ascoltavo, durante i lontani anni novanta, nelle lezioni universitarie di Cà Foscari ( Economia Aziendale ), quell’entusiasmo pionieristico di chi è convinto di cavalcare la tigre di un cambiamento storico epocale, in cui l’impresa è come una grande falena che va là dove c’è più luce ( profitto ). Tutti distratti dalla riduzione dei costi fissi, tutti ciechi davanti alla gigantesca slavina antropologica delle società emergenti sovrappopolate.
Una slavina lenta ed inesorabile che inizia solo oggi a lambirci ma che ci travolgerà.

La Cina è un paese in cui i diritti non contano, che tutela la Corea del Nord, paese in cui la vita non conta. Codesta vita ha un valore eminentemente quantitativo anche nei paesi democratici, in particolare negli Stati Uniti. Per l’India la vita umana è una massa informe di genti come greggi. Potremmo andare a ritroso nel tempo e trovarci tutti protagonisti di repressioni assassinii e dittature. Ciò che conta, tuttavia è sempre il presente ed il futuro ma non siamo educande, noi europei.

La retorica del cambiamento

Avremmo il dovere di escogitare un nuovo regime economico-sociale che sia realmente basato sulla felicità dell’uomo, o almeno di porne le basi.
Questa crisi sanitaria, che sembra l’unica da decenni ma che è tale solamente per i paesi avanzati, essendo sciagure simili ed anche peggiori, all’ordine del giorno nei paesi arretrati, è stata invece preda della retorica del cambiamento.

Una retorica che ha fatto breccia nel cuore di molti progressisti e liberali che non vedono l’ora di farla finita con quell’universo del tutto italico delle microimprese, dei piccoli professionisti e dei commercianti. Si, perché per costoro le microimprese sono inefficienti mentre le medio grandi sono in grado d’implementare i processi virtuosi dell’economia verde. A detta loro eh, in  base ai loro dati e statistiche. Sorvoliamo quindi sulla capacità di lobbing delle grandi imprese che in tal modo possono plasmare le amministrazioni degli Stati e delle Comunità di Stati.

Cosa ha prodotto finora questa retorica del cambiamento?
Molte parole, molti litigi. Si litiga molto lungo lo stivale. Si litiga e si smania per gli slogan ( decine di slogan rassicuranti durante la quarantena ).

C’è chi vorrebbe uno Stato che incentiva, un mondo imprenditoriale accentrato e ciclopico che massimizza, un mondo operaio che esegue, una riduzione delle classi sociali. Questo disegno semplice ma concreto viene nascosto dietro valanghe di parole, di terminologie anglofone, di pose che diano un’aura innovativa.

Il fatto è che questa visione potrebbe essere corretta e auspicabile ma invece di essere dibattuta nell’agone politico, istruita di buoni propositi e metodologie operative, corroborata dall’interesse della comunità, in assoluta trasparenza, viene trafugata quasi di soppiatto in occasione di una sciagura collettiva. Ecco che nascono i rivoluzionari opportunisti…
Poteva accadere solamente in Italia!
Sorge infine la pretesa rivoluzione coatta o la coazione alla rivoluzione retorica. Ne parleranno i posteri? 

Tale condotta cosa sta producendo?
Malcontento. Una larga fetta di popolazione, in grave crisi economica, terrorizzata dalla prospettiva di perdere lavoro, capitali e benessere, ascolta questi rivoluzionari opportunisti che parlano di cambiamento, che vaticinano che nulla sarà come prima. Viviamo un’epoca di stravolgimenti adesso, quando 60 giorni prima si facevano i conti della serva per quadrare il bilancio, senza la minima prospettiva oltre alla sopravvivenza.
Sono intenzioni opposte a quelle che saggiamente si dovrebbe avere col popolo ma è tipico di certi rivoluzionari pretendere di costruire il popolo per la rivoluzione e non di costruire una rivoluzione per il popolo.

Questo andazzo sconclusionato e confusionario è l’esito di decenni di faziosità di ideologismi e di scarsa onestà verso noi stessi e gli altri. Siamo troppo legati al nostro quotidiano, incapaci d’avere visioni a 15 / 20 anni e ciò è per colpa del fattore tempo legato al fattore interesse. Siamo spossati dai rendimenti azionari dagli utili infiniti che debbono fare gli azionisti.
Ci perdiamo nel gossip e nelle buste paga dei parlamentari e ci scordiamo di selezionare i parlamentari per le loro capacità empatiche. Siamo disperatamente arretrati sul piano della convivenza.

Basta solo pensare al fatto che si parla di economia verde ma si pensa di incentivare l’acquisto di auto nuove invece di favorire il riuso, il mercato dei pezzi di ricambio, la manutenzione, l’aggiornamento dei motori con kit. Tutte cose che darebbero miliardi di ore di lavoro alle microimprese.
Chiaro?

Se ci sarà una possibilità la vedo ora in questa sciagura ma temo che il risultato sarà sempre e solo aiuti ai colossi ( che hanno sempre scaricato le perdite sulla società ) e nulla, o quasi, ai piccoli e piccolissimi imprenditori e professionisti. Voglio sbagliarmi ma questa è ora ( 06 giugno 2020 ) la mia impressione.

Ecco come finirà quella rivoluzione opportunista condita prima di caramellosi slogan, poi di viscidi proclami patriottici ad un’unità mai perseguita da nessuno. Perché mai nessuno ha avuto il coraggio la forza le palle di farlo, perdendosi ognuno ( ognuno a suo modo ) nella demolizione dell’idea federalista che fatalmente avrebbe favorito quella coesione che oggi fingiamo di mendicare.
Ma l’imene morale sarà salvaguardato!!

burn after reading

Burn After Reading

A cosa si potrebbero paragonare questi ultimi due mesi, volendo dar loro opportuno spessore drammatico?
Ai film distopici e catastrofisti?
Alle visioni oscure di qualche artista maudit?
A previsioni tenebrose d’indovini in erba?
Non penso proprio. Quello che si avvicina di più alla realtà dei fatti, delle cronache nere e grigie, del roboante universo dei mass-media, dell’isterico e rissoso mondo della politica, è una bella sceneggiatura dei fratelli Coen.

burn after reading

Joel ed Ethan interpretano il verismo dei nostri tempi, come Giovanni Verga, Luigi Capuana, Federico De Roberto, Matilde Serao, Emilio Praga, Arrigo Boito, lo avevano ben inteso 150 anni fa in Italia. Se questi artisti fossero vivi oggi scriverebbero sceneggiature negli assolati sobborghi di Los Angeles e si scannerebbero per essere scritturati negli Studios.

La pandemia scorazza nel mondo distratto dalla repressione e dalla censura. Colossi politico-istituzionali si vendono a colossi economico-industriali alla faccia della salute dei popoli e questo è l’indizio del fatto che siamo tutti scarafaggi, tutti ( quasi: ma poco quasi ) ugualmente e ferocemente assetati di sangue e carne putrida.

Il virus giunge in un paese latino ciarliero e vacanzista, in cui le cose serie sono prese per gioco e i giochi sono presi sul serio. Ecco che scoppiano le polemiche. Chi auspica la chiusura delle frontiere e l’uso della mascherina è tacciato di razzismo, gruppi di utili-idioti diffondono immagini in cui i presidi sanitari sono considerati strumenti di segregazione etnica, altri utili-idioti incoraggiano l’abbraccio spontaneo ed immotivato per le strade della movida e delle apericene.

Il Governo non vede l’ora d’applicare la Legge che consente di sospendere per massimo 6 mesi ogni attività del Parlamento e di agire esclusivamente per decreto. Tutti smaniano di tappare la bocca agli avversari politici:
TUTTI!

Scatta l’emergenza e si sprecano le espressioni gergali anglofone, si creano le task force con centinaia di espertoni ( 300, come gli eroi delle Termopili ? ) per prendere in mano la situazione. Questi litigano tra loro mentre gli operativi nelle corsie si battono con uno stuzzicadente contro un drago. Una fuga di notizie causa la presa d’assalto delle stazioni ferroviarie e delle strade da parte di decine di migliaia di persone che antepongono l’odore di basilico al rischio di morte.

Siparietto noioso è che praticamente tutti gli italiani si adeguano alle disposizioni e sono disciplinati.
Fortuna che ai mass media non piace ed orde di cronisti sono sguinzagliati per il paese al fine di beccare i disubbidienti. Iniziano anche gli idioti dei socialnetwork a farsi avanti con una produzione seriale di documenti falsi su qualsiasi genere di sfumatura di cui abbiano sentore da giornali tivvù e riviste online.

Impazzano i video di personaggi che fanno il discorso della montagna. Improvvisati esperti di tutto, dalla medicina alla statistica, raffazzonano video nel loro giardino per sconfessare la realtà epidemica grazie al contributo della figlia di 12 anni che poco prima ha loro insegnato le frazioni. Altri citano astrologi cialtroni del medioevo come Nostradamus per vaticini a posteriori. Il narcisismo paranoide e sociopatico prende la mano, dai rispettabili rappresentanti di commercio alle massaie.

Padre Livio Fanzaga, il prete che parla a Radio Maria, chiama in causa una possibile ammonizione divina per giustificare la verità del morbo. Il CSO Rivolta di Marghera organizza un cenone-ammucchiata ( con aspirina nella cola del Prix ) per opporsi alle disposizioni del decreto che sono viste come oltraggio alla libera ed autogestita stupidità quotidiana. I giorni passano nella solitudine casalinga, nel silenzio dei quartieri e delle vie.

Ecco che le opposizioni si riorganizzano e diffondono il servizio di RAI 3 Leonardo in cui si fa menzione di un virus creato in laboratorio. Intanto il Presidente della Regione Veneto parla ai giornalisti delle abitudini culinarie dell’estremo oriente. Valanghe di polemiche si accendono. Luca Zaia è messo alla berlina per aver detto una gran verità: “I magna topi vivi…”
Il servizio di RAI 3 Leonardo esiste ed è datato, certo non attinente ai fatti del 2020.

Si sà che nella lotta di propaganda contro propaganda disinformazione e contro informazione non ci sono regole se non quella della manipolazione. In gioco ci sono carriere e poltrone, certo non il bene comune.

Dallo Spallanzani giungono notizie sull’origine naturale del virus ma la questione ad oggi non è ancora certa.

Intanto elicotteri si alzano in volo per cacciare bagnanti precoci che passeggiano solitari in pareo sulla spiaggia sabbiosa di Mondello, su quella rocciosa di Salerno. A Torino pare sia scoppiata una protesta in una di quelle vie quadrate dei quartieri operai FIAT costruiti nei primi del ‘900 positivista. Una rivolta folle ma ci son 2,3,4 e più persone costrette in 40 metri quadri che mal si sopportano.

Corsa all’uso dei gel lavamani in maniera compulsiva. Le mascherine servono, non servono, non vanno fatte in proprio, vanno fatte in proprio… Intanto iniziano le rivendite a prezzi stellari di confezioni di varia natura, mentre nessuno pensa a renderle tutte detraibili.

Inizia una campagna a tappeto per istruire il popolo sul contegno contro l’infezione ma anche una campagna puerile ed autoreferenziata in cui i gruppi editoriali pubblici e privati raccomandano al popolo d’affidarsi solamente all’informazione ufficiale. Si fa pubblicità progresso per demonizzare le cosidette “fake news” aggiungendo altro disgusto al già greve vocabolario anglofonizzato degli imbecilli.
Diffidate delle imitazioni! Solo sssr na strojke, pravda e völkischer beobachter.

Ai primi di aprile, dopo 20 giorni di autarchia mediatica, ricominciano ad arrivare notizie dall’estero, ovviamente tutte puntate sulle vicende del virus. Nel mondo si muore, si vive, si soffre, si gioisce, solo in funzione del COVID-19 e dell’andamento delle Borse internazionali.

Si parte dall’Europa. Esordisce un opinionista inglese, il dr. Christian Jessen che stigmatizza gli italiani sole-pizza-mandolino che con la scusa della febbre non vogliono lavorare. La stronzaggine è democratica.

Quindi segue il fuoco di fila delle epifanie europee ( come furono le primavere arabe ).
Spuntano fuori vecchie e mai defunte tradizioni del continente sanguinario ( 1914-1918, 1939-1945 ). Quando ancora i miasmi non hanno aggredito tutte le nazioni, prevalgono interessi di portafoglio e sordidi pregiudizi. L’Inghilterra, che ha capito questi ultimi, si fa sfuggire l’occasione e cade nel tranello pseudoscientifico, sottovalutando la situazione. Un puntualissimo contrappasso riporterà alla fredda luce del giorno la faccia stralunata di Boris Johnson.

La genia ( il politicamente corretto nel lager non stona ) di fama internazionale, Christine Lagarde, decide di far concorrenza a Ralph Winchester e lo batte sul campo.

Si da fuoco alle polveri della solidarietà pelosa!
Si aprono le vie della seta come a rendere omaggio alla dittatura opprimente che ha impestato tutti noi. Un omaggio stile Alibaba: io regalo te 500 tu compri me 500milioni…
La globalizzazione è morta ma continua a vivere nei sogni d’eternità di quel prestigioso e cinico mestiere della diplomazia.
Ecco che è il momento dei corrispondenti. Dalla Cina Giovanna Botteri di famiglia in RAI e col cuore a Samarcanda. Le italiane ammirano le sue chiome come tamerici salmastre ed arse. Claudio Pagliara dagli Usa. Pare che per ora Gianni Riotta ce lo abbiano risparmiato, o me lo sono perso?

Mentre dalla Cina giungono solo aggiornamenti sulle tempistiche della quarantena e sui metodi di disinfezione, essendo le notizie sulle censure molto laterali e tardive, dagli USA giungono quotidiane le recensioni circa le bizze di Trump.

Il tycoon palazzinaro se ne esce con picconate e castronate varie. Litiga coi suoi, minaccia la Cina, minaccia l’OMS, suggerisce ai suoi connazionali di assumere disinfettanti per bocca o per via endovenosa. Sparando in tutte le direzioni è certo che qualche bersaglio lo prenderà. Intanto negli Stati Uniti chissà se qualcuno avrà compreso che la sanità dev’essere ripensata.

Torniamo in Italia dove, dopo varie interviste a medici e scienziati che ci hanno dato contezza del fatto che le dinamiche politico-sociali inquinano anche la presunta asetticità non-democratica della scienza, scoppia uno scandalo per la non-nomina del magistraro-eroe Roberto Di Matteo e per la concessione dei domiciliari ad importanti boss di mafia camorra ‘ndrangheta.

Assassini a casa per licenza virus, doppio fallimento:
1) la giustizia si arrende ai capricci della natura;
2) le carceri non garantiscono la sicurezza pur essendo luoghi virtualmente isolati dal resto del mondo ( ancor più il 41bis ).
Il Ministro Alfonso Bonafede è nella tempesta ma pare solamente in quella di alcuni media. Facciamo il gioco del SEFOSSI?
Se Bonafede fosse stato espressione della Lega?
Magari della Lega Nord?
O di Forza Italia?
Tutto uguale uguale?
Le ho sentite ieri le interviste bonarie e minimizzatrici a Radio Rai 1.

Ed eccoci infine ai giorni nostri. Un esempio lampante della realtà alla Coen che stiamo vivendo.
Una giovane donna insegue i suoi sogni. È appassionata di fitness ( come Linda Litzke ), studia e si laurea in mediazione linguistica nel 2018. Forse illusa dall’amore per il prossimo, con la convinzione che hanno tutti i giovani d’avere un ruolo chiave per cambiare il mondo, parte subito per una missione di volontariato in Africa in zona Malindi, famosa per attacchi terroristici, le va bene.

Forse convinta di essere immune al male, protetta dallo Spirito Santo o da Osho Rajneesh, forse gratificata dal suo intento volontaristico, riparte ancora e questa volta la rapiscono quelli di Al-Shabaab. Per intenderci quelli che nel 2015 hanno fatto irruzione in un campus universitario in Kenya ammazzando 148 persone.

Resta nelle mani di questi ideologi ( che son convinti pure loro, come noi, di aver ragione: Gott mit uns è pandemico ) per 18 mesi. Durante i quali non le accade nulla, se non un lungo viaggio da Malindi alla Somalia, anzi, ha modo di mettere ancor meglio in pratica i suoi studi di mediatrice culturale che forse le hanno consentito di evitare il peggio.

Ebbene, grazie a sforzi d’intelligence internazionale e probabilmente ad un congruo riscatto, viene liberata e torna nel paese dei vacanzisti ciarlatori che le organizzano una bella accoglienza.
Da un lato orde di scribacchini malversatori diffondono notizie false tramite i famosi gruppi editoriali che fanno la pubblicità-progresso contro le “fake news”. Dall’altro gruppi d’odiatori seriali senza vergogne berciano insulti d’ogni genere sui social dando credito ai primi. Dall’altro ancora altri gruppi, professatori d’amore libero e progresso, vomitano insulti come lava sugli odiatori seriali.

Oltre tutto questo le istituzioni, non meno ridicole e pataccare, che si presentano nella loro massima espressione politica del Presidente del Consiglio e del Ministro degli Esteri ( mancava il Presidente della Repubblica ) ad accogliere questa sprovveduta.  Grave caduta di stile a mio parere. Sarebbe bastato un rappresentante del Ministero degli Interni, magari un vice ministro o il Capo della Polizia. Invece si presenta il gotha governativo. In un paese praticamente in guerra si ha tempo per queste cerimoniette.

La giovinetta arriva all’aeroporto tutta insacchettata e la prima cosa che fa, quando scende dall’aereo, è quella di chiedere all’agente di polizia se può cavarsi la mascherina. Perché?
Semplice: perché ci sono le istituzioni con il codazzo dei mass-media e dietro di loro tutta la grande massa dei telespettatori infami ed affamati, che non vedono l’ora di giudicare.

E lei non vede l’ora di essere giudicata, di divenire, forse con merito, un’icona del volontarismo umanitario ma goffo, di buoni propositi ma manicheo, incapace di vedere l’umano per quello che è. Incapace quindi di produrre un vero bene che è tale al di sopra di tutto. È del resto l’umanitarismo dell’uomo, non del divino.

Un climax d’innominabile nefandezza è partito a fine febbraio ed è giunto fino ad oggi; ma qui la curva non pare essere in discesa bensì in continua asintotica salita. Proprio come nei film dei Coen dove un’assurda scena ne precede solo un’altra, ed è tutto vero. Vero come ogni deprecabile miseria umana.

Siamo scarafaggi!
Ecco il messaggio che giunge da ogni parte del pianeta vivente!