medaglioni all'attacco

Medaglioni all’attacco!

Questi medaglioni che lanciano strali e sermoni, invettive e moniti, che auspicano maniere forti e censure coll’alibi del vittimismo, avete notato che son tutti anzianotti?
Son quei vecchi che han nostalgia della loro gioventù perduta e berciano contro chi la perderà.

Si sa che la gioventù è sciocca, sbruffona, teppista, spesso male informata dalla poca esperienza e dalle scarse letture. Si sa che anche sul termine “gioventù” ormai circolano ombre e presagi di “primavere di bellezza” e quindi esser dei giovani potrebbe aver poco d’auspicabile. Meglio sempre sperare nel rassicurante “phisique du role” del giovine anziano, avverso alle palestre, già condotto al pettinato lana grigio ed alla discriminatura. La gioventù però è fresca e può ( vuol ) sbagliare. Invece i vecchi, loro, non sbagliano mai, dall’alto della loro supposta esperienza.

Il “vaffanculo” è parola d’alto tenore culturale, così come quei “ponti di ferro” del Marinetti o quelle illusioni di guerre purificatrici degli espressionisti tedeschi, poi divenuti incubi pittorici e psicologici, o il “fascismo” di Carmelo Bene.

medaglioni all'attacco

I vecchi sono sterili e pretenderebbero di sterilizzare ogni cosa, d’emendare ogni stortura, di disinfettare il mondo.
E lo pensano nei social network, di cui sentono un gran parlare dal TG ma che, per ovvia ritualità d’appartenenza di classe, non frequentano, non capiscono, non conoscono!
La cosa peggiore che possa capitare è un moralista che fa la morale su ciò che non sa, è un esercizio d’ipocrisia supponenza e presunzione ripugnante se non fosse penosamente ridicolo.

La cosa più aberrante è riscontrare l’adesione a queste vampate post-tramonto ( o pre-morte ) da parte di giovani e medio-giovani che non sanno a chi dar la colpa di un fallimento ideologico.

È sapere d’inchieste e di commissioni che nascono per pretendere di “qualificare” un fenomeno esplosivo penetrante proteiforme e volatile, quale l’affermazione di un’impressione, la codificazione di un’emozione, un’umore, di cui gli stessi indagatori e studiosi sono parte integrante e sono fatalmente vittime e complici.

Gli esiti di tali condotte, presso il pensatore attento, sono solamente prove generali del ridicolo e la conferma che in un paese del tutto privo di serietà, ciò che non è per nulla serio è fondamentale mentre ciò che è serio è del tutto superfluo.

nicola-eremita

Nicola Eremita ( l'eremita insomma, dal 1971 in corso ), cognome reale. Terrestre a tutti gli effetti, osserva con controversa empatia l'umanità nel suo complesso. Soffre di simpatia per i popoli orientali di cui non sa quasi nulla ma ammira saggezza e complessità. L'idea stereotipata del buddhismo lo incuriosisce. Il pragmatismo, nella sua lontananza dall'italianità lo attrae. Legge di scienza, arte, filosofia, storia. Non legge romanzi. Scrive, quando riesce a far funzionare il cervello, sulle arti e sui saperi cercando angolazioni immacolate e prospettive ad altissima definizione.

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