erinni a perdere

Erinni a perdere.

Le cronache narrano del grande albergo-colonia per italiani freschi di boom, con la lavatrice il frigo e il moplen.
Esso fu edificato con gusto e nelle intenzioni che s’attagliano alle strutture del vicino blocco orientale ex-titino, per offrire economie di scala turistiche alle famigliole. Un lodevole intento di condurre all’esclusive spiagge lidensi anche i meno abbienti.

Un fabbricato in muratura la cui facciata sarebbe stata del tutto simile a quella dei casermoni popolari se non avesse accolto ameni balconi tutti ben orientati a occidente, al calar del sole ed uno scalone esterno degno di Wanda Osiris.
Un’opera godibile e ben collocata. Certo non all’altezza dell’architettura lidense tra fine ottocento e primi novecento. Accontentiamoci.

colonia inpdap lido venezia

Finiti i tempi delle presunte economie di scala, svelato invece il pesante pegno economico che richiede la sovvenzione di certe strutture, cambiate le abitudini delle famigliole, ora non più così indigenti e sempre meno numerose, il complesso cade in disgrazia.

Seguono anni d’incuria, indifferenza, abbandono che hanno favorito la germinazione d’installazioni pseudo-biennalistiche di barboni, sbandati, clandestini e tossicomani anche da fuori del paese, essendo il Lido e la Biennale, mete internazionali.
Nessun lamento si solleva dalle integerrime associazioni lidensi, tutte sull’attenti ad esclamar ‘gnorsì all’amministrazioni loro amiche.
“Tuto ben Sior Paron!” – mentre crescevano le discariche.

colonia inpdap lido venezia oggi

Ora, a rompere le uova del paniere elettorale giunge il dr. Luigi Brugnaro, una piccola folata d’aria nuova. Ecco che sei famiglie d’imprenditori costituiscono la ditta Aquarius srl con la quale finanziano edilizia innovativa. Individuano l’area e propongono un progetto di rilancio del turismo ambientalista.

aquarius lido di venezia

Propongono il recupero dello stabile ex-colonia inpdap e, verso il mare, la rimozione di strutture fatiscenti per sostituirle con altre in armonia con l’ambiente e con l’idea di far sperimentare al visitatore la realtà naturalistica delle dune del Lido.

La procedura amministrativa d’autorizzazione si svolge secondo quanto previsto da leggi e regolamenti. Quando i lavori sono sul punto di cominciare ecco che anzianotti ( non solo fisicamente ) presidenti di alcune associazioni veneziane si levano contro e alzano gli scudi.

alberoni lido venezia

Italia Nostra di Venezia e altre associazioni del Lido che si definiscono ambientaliste si oppongono all’inizio lavori. Picchetti, riunioni, striscioni, un bel video del professore che spiega i perché ed i percome… Tutto condivisibile!

ambientalisti alberoni lido

Siamo perfettamente d’accordo con il prof. Leonardo Filesi dell’Università IUAV di Venezia che la zona è interessata da una flora che va protetta; ma gli sfegatati ambientalisti sanno che il progetto nasce proprio per consentire al visitatore di apprezzare queste particolarità ambientali?

alberoni lido dune colonia inpdap

Sanno che, come si evince dalla foto di decenni fa, nell’area quella flora non era presente e che si è quindi formata in tempi recenti?
Sanno che quando i lavori saranno ultimati il lieve danneggiamento della flora insistente sarà presto compensato da nuova crescita perché nulla sarà rimosso?

alberoni dune lido venezia

Il grave ed irreparabile danno ai principi del buon ambientalismo all’idea di conservazione e tutela degli equilibri naturali e dei manufatti storici lo fanno tutti coloro che adoperano questi valori di grande importanza in azioni senza alcuna rilevanza se non addirittura del tutto insensate immotivate e deleterie per il territorio stesso e le popolazioni che lo abitano.

aquarius lido alberoni venezia

Il Lido di Venezia è estremamente antropizzato, fin troppo popolato di automobili rispetto al numero di abitanti. Bene sta facendo l’amministrazione a riportare in isola il servizio di trasporto pubblico con motricità elettrica. Decenni fa esisteva una linea di tram su rotaie.
La sensibilità verso l’ambiente è un equilibrio tra progresso e sviluppo in contesti urbanizzati e turistici come quelli del Lido di Venezia. Ecco di seguito quale sarà l’area dedicata agli impianti balneari di Aquarius sull’intera area delle dune.

aquarius lido alberoni

Potete apprezzare la collocazione di gazebo e di stand dei servizi balneari nel triangolo con i grafici arancioni, la casetta rettangolare di cemento sarà smantellata, è quella nel cerchio rosso.

In conclusione questa vicenda lascia perplessi sulle motivazioni di chi solleva queste proteste.
In generale s’evince una particolare degenerazione del compito di tutela che alcune associazioni stanno svolgendo in tutta Italia.
Le amministrazioni stanno progressivamente attuando riforme rivolte alla sensibilità ambientale indipendentemente dalle raccomandazioni ( lodevoli ) del terzo settore. Ciò priva di fatto queste ultime di buona parte del loro ruolo istituzionale.
Le conseguenze sono che alcune di queste associazioni, invece di ricercare nuovi e più ambiziosi scopi, si avvitano attorno a polemiche vacue, strumentali, se non proprio del tutto fuorvianti e diametralmente opposte ai loro stessi principi fondanti.

Per fare un esempio estremo mi riferisco alla vergognosa campagna antivaccinista di CODACONS, alla virulenza della polemica personalistica del suo Presidente nei confronti di specchiati scienziati. Mi riferisco alla più vicina e recente campagna di discredito ( condita d’abbondanti fake news ) attuata contro il progetto del Palais Lumière attuata da gruppi d’interesse ed associazioni veneziane.

Putroppo è ormai diffusa l’insulsa abitudine d’assumere posizioni oltranziste sulla base di slogan, semplici parole o argomenti del tutto infondati ma che hanno presa nell’immaginario collettivo, soprattutto quello degli sprovveduti o di chi agisce solo in base alla convenienza personale, coll’unico scopo d’ottenere attenzione mediatica e consenso verso gruppi od organizzazioni.
Dietro tutto ciò, purtroppo, c’è vuoto assoluto o peggio, desolante ignoranza e malafede che potrebbero portarci verso lidi tutt’altro che piacevoli.

urania

Urania! Dove sei?

Mi riprometto, in un prossimo mio brano, di replicare ad un mio amico che segue con molta curiosità la valanga d’informazioni ( di ogni qualità ) che negli ultimi 3 mesi si sono affastellate sulla vicenda pandemica. Nel frattempo ho avuto notizia del servizio televisivo che “Le Iene Show” ha confezionato per il prof. Roberto Burioni.

Vi avviso che, in materia scientifica, non sono schierato con gruppi di sorta ( odiatori o amatori di chichessia o di qualsivoglia idea, struttura, organismo, associazione, partito ).
Sono invece sempre schierato dalla mia parte, nella difesa della mia dignità di persona libera e pensante, armata di molteplici letture oltreché di studi ed esperienze, consapevole quindi della propria ignoranza.

Il servizio è stato confezionato per porre le basi del o dei successivi, per creare il fatto, per gettare il sasso nello stagno. È una tecnica di marketing editoriale inaugurata coi feuilleton ( romanzi d’appendice ) che diede enorme successo di vendite ai quotidiani dei primi del novecento. Un grande successo ebbe la compianta Carolina Invernizio ( n.1851 m.1916 ).

feuilleton

È un servizio falso? È diffamatorio?
Non saprei ma esso gioca sulla suggestione, questo è certo.
Il tema è se Burioni sia o meno in conflitto d’interessi quando si espone nei mass-media e dice la sua nella materia in cui è professore ( microbiologia e virologia ).
Il servizio è creato con una tecnica di montaggio che ne aumenta il ritmo al fine di non annoiare lo spettatore. Le interviste sono tagliate e forse sono estrapolate ( fuori contesto ), le domande sono poste in maniera da ricevere una determinata risposta che non entra nel merito specifico.

Prima il giornalista manifesta al pubblico una domanda diretta:
“Burioni è in conflitto di interessi?”
Poi iniziano una sequenza d’interviste a due gruppi di persone, i colleghi, gli opinionisti.
I colleghi sono: dr. De Donno, dr. Vianello, dr.ssa De Silvestro, prof. Crisanti, dr. Bassetti. Servono a conferire al pezzo una sorta di autorevolezza.
Gli opinionisti sono: avv. Rienzi ( Codacons ), dr. Gomez ( ilfattoquotidiano ), dr. Mentana ( TG La7 ), prof. Cacciari ( ex pessimo sindaco ), dr. Tarro ( pare si sia autocandidato al Nobel ). Servono ad incarnare una sorta d’opinione pubblica o di sentimento popolare.

burioni de donno vianello de silvestri crisanti bassetti gomez cacciari rienzi mentana

L’argomento parte dal conflitto d’interessi e si snoda attraverso la questione delle cure col plasma dei pazienti guariti, dei preparati a base di plasma monoclonale e dei vaccini. Tutto ha lo scopo d’acuire sempre più i sospetti sull’attendibilità delle affermazioni del prof. Burioni e sulla sua estraneità ad interessi economici. La chiave sta nel modo in cui vengono poste le domande agli intervistati e, se ci fate caso, sono poche le domande che vengono incluse, si preferisce raccontare e cucire le risposte.

Le domande sono sempre in forma d’ipotesi. Ad esempio non domandano a nessuno se il prof. Burioni sia in conflitto d’interessi o meno ma fanno una domanda ipotetica: “se il dr. Burioni avesse, fosse, facesse, dicesse, prendesse, venisse… sarebbe in conflitto d’interessi?”
A tale domanda l’intervistato non può che rispondere affermativamente. Chiaro che chi si espone a questo genere di quesiti non conosce il funzionamento dei mass-media. Mi stupisco per Mentana e Gomez!!
Non mi stupisco per Cacciari che per un’apparizione forse darebbe un rene.

Circa le cure col plasma dei guariti, da quel che ho compreso, sono trattamenti per chi è già malato grave ma non gravissimo e pare che l’efficacia del plasma dei guariti si riduca col tempo, nel senso che il guarito ha un plasma efficace nella cura solo per un limitato periodo di tempo. Un grande riconoscimento va al dr. De Donno che ha contribuito ad implementare questa terapia.
Sui costi mi associo con la dr.ssa De Silvestro nel chiedere al prof. Burioni dei chiarimenti. Il plasma monoclonale invece non avrebbe problemi di durata nella sua efficacia ma non solo, sarebbe a detta del prof. Burioni, anche un rimedio preventivo, una specie di quasi-vaccino “sconfiggere il virus” ( cit.).

Circa la questione dei vaccini si sappia che tutti gli esposti dell’avv. Rienzi contro il prof. Burioni sono stati archiviati. Inconsistenti!
L’avv. Rienzi è francamente inascoltabile. Sprizza acrimonia da ogni poro, arriva ad ipotizzare un prestanome per gli interessi dell'”indagato”, mi chiedo se e cosa gli abbia fatto di personale il prof. Burioni…

Rienzi afferma testualmente:
“La verità non può essere verità se chi la enuncia è un soggetto che sotto può avere ( non dico che abbia ) un conflitto di interessi. Chi enuncia questa verità dev’essere indipendente a prescindere.”
Questa frase è un postulato che ha sapore di atto di fede perché presume che la verità, seppur sia tale, non vada accolta se proviene da chi abbia un conflitto d’interessi. Se ciò fosse assunto quale metro universale il mondo perderebbe l’enorme contributo al progresso che hanno fornito le imprese private di ogni tipo e natura ma non solo, anche le imprese volontaristiche o pubbliche in quanto, non essendo determinato il concetto di conflitto di interessi esso potrebbe individuarsi anche nella semplice ambizione.
Ciò è suffragato anche dal mero sospetto, che il Rienzi pone come pistola fumante del reo. Ci spieghi poi questo insigne presidente di Associazione di Consumatori ( già nota per posizioni antiscientifiche in difesa dei consumatori ), cosa significa “indipendente a prescindere”, visto che nemmeno lui potrà mai esserlo, essendo fondatore e presidente della sua Codacons.
Forse Rienzi immagina un suo mondo in cui una sorta di socialismo reale sia divenuto forma di religione morale. La Corea del Nord potrebbe dargli la cittadinanza onoraria, si mobiliti Kim Jong-un.

Da circo il parere del prof. Cacciari quando afferma che anche se si dichiarassero i propri conflitti d’interesse sarebbe in ogni caso sbagliato esporre le proprie scoperte o il frutto delle proprie ricerche scientifiche. Ascoltandolo mi par di capire che chiunque faccia delle proprie fatiche nello studio un mezzo di sostentamento, dovrebbe indossare la mordacchia e non parlare ai mass-media. Più spazio per gli opinionisti!!
Costoro infatti sono ovunque come il sale, competenti su tutto e quindi su niente e sempre ben pagati per ogni comparsata che ha il banale e degradante scopo di sobillare la pancia dello spettatore e mi riferisco proprio al filosofo ex pessimo sindaco di Venezia ( parere mio ).

In attesa della sicura seconda puntata del servizio de “Le Iene Show” rivolgo ora la mia parola allo stesso prof. Burioni.

Ringrazio il prof. Roberto Burioni per la pronta replica al servizio de “Le Iene” che ho visto. Il mio auspicio è che egli possa ancora, in futuro, insieme ad altri colleghi, intervenire presso i mass-media per informare la gente.

Ciò magari anche al di fuori di trasmissioni che sono palesemente di parte, come è purtroppo di parte la stragrande maggioranza dei mass-media nazionali.
I danni gravi in questa pandemia li hanno fatti giornalisti e altri cialtroni che, con l’uso dei mass-media e del web, hanno manipolato e travisato i progressi ed i fallimenti scientifici, o per scelta o per ignoranza, quest’ultima senza scuse, non essendo l’ignoranza del consapevole ma del presuntuoso.

La mia visione ( forse disgraziatamente minoritaria ) è quella di un mondo scientifico estraniato alle simpatie ed alle preferenze politiche.
Difficile in un paese in cui le nomine nei centri di ricerca pare siano tutte politiche. Difficile forse per il mondo universitario, del resto dopo Tangentopoli, la trattativa Stato-Mafia, lo scandalo recente nella Magistratura, c’è da temere anche per le università.

Estraniato grazie ad un sistema di diffusione e non d’informazione, delle notizie che sia neutro e trasparente e, soprattutto, capace di maneggiare il sapere.

Se così fosse, immagino che molti altri ricercatori come lei avrebbero piacere ad esporsi pubblicamente ( vedi il comunicato del dr. De Donno ), perché non temerebbero di essere messi, come capri espiatori, da una parte o dall’altra delle divisioni miserrime che molti, molti italiani manifestano su tutto.

Concludo con questo pensiero di Oriana Fallaci che mi sta molto a cuore:
“È un Paese così diviso, l’Italia. Così fazioso, così avvelenato dalle sue meschinerie tribali! Si odiano anche all’interno dei partiti, in Italia. Non riescono a stare insieme nemmeno quando hanno lo stesso emblema, lo stesso distintivo. Gelosi, biliosi, vanitosi, piccini, non pensano che ai propri interessi personali. Non si preoccupano che per la propria carrieruccia, la propria gloriuccia, la propria popolarità di periferia e da periferia. Pei propri interessi personali si fanno i dispetti, si tradiscono. Si accusano, si sputtanano…”

oriana fallaci

 

addio imene

Addio all’imene!

Sarebbe ormai ora di perdere la verginità. dire addio all’imene morale che ci siamo rifatti infinite volte.

la globalizzazione

Viviamo in un mondo retto dal sistema dei capitali ( prima economici, ora ormai del tutto finanziari ).
La globalizzazione è stato il grande fumo negli occhi dei progressisti e dei post-positivisti per nascondere una sorta di nuovo schiavismo ma ha anche emancipato miliardi di persone da condizioni ben peggiori.
Ascoltavo, durante i lontani anni novanta, nelle lezioni universitarie di Cà Foscari ( Economia Aziendale ), quell’entusiasmo pionieristico di chi è convinto di cavalcare la tigre di un cambiamento storico epocale, in cui l’impresa è come una grande falena che va là dove c’è più luce ( profitto ). Tutti distratti dalla riduzione dei costi fissi, tutti ciechi davanti alla gigantesca slavina antropologica delle società emergenti sovrappopolate.
Una slavina lenta ed inesorabile che inizia solo oggi a lambirci ma che ci travolgerà.

La Cina è un paese in cui i diritti non contano, che tutela la Corea del Nord, paese in cui la vita non conta. Codesta vita ha un valore eminentemente quantitativo anche nei paesi democratici, in particolare negli Stati Uniti. Per l’India la vita umana è una massa informe di genti come greggi. Potremmo andare a ritroso nel tempo e trovarci tutti protagonisti di repressioni assassinii e dittature. Ciò che conta, tuttavia è sempre il presente ed il futuro ma non siamo educande, noi europei.

La retorica del cambiamento

Avremmo il dovere di escogitare un nuovo regime economico-sociale che sia realmente basato sulla felicità dell’uomo, o almeno di porne le basi.
Questa crisi sanitaria, che sembra l’unica da decenni ma che è tale solamente per i paesi avanzati, essendo sciagure simili ed anche peggiori, all’ordine del giorno nei paesi arretrati, è stata invece preda della retorica del cambiamento.

Una retorica che ha fatto breccia nel cuore di molti progressisti e liberali che non vedono l’ora di farla finita con quell’universo del tutto italico delle microimprese, dei piccoli professionisti e dei commercianti. Si, perché per costoro le microimprese sono inefficienti mentre le medio grandi sono in grado d’implementare i processi virtuosi dell’economia verde. A detta loro eh, in  base ai loro dati e statistiche. Sorvoliamo quindi sulla capacità di lobbing delle grandi imprese che in tal modo possono plasmare le amministrazioni degli Stati e delle Comunità di Stati.

Cosa ha prodotto finora questa retorica del cambiamento?
Molte parole, molti litigi. Si litiga molto lungo lo stivale. Si litiga e si smania per gli slogan ( decine di slogan rassicuranti durante la quarantena ).

C’è chi vorrebbe uno Stato che incentiva, un mondo imprenditoriale accentrato e ciclopico che massimizza, un mondo operaio che esegue, una riduzione delle classi sociali. Questo disegno semplice ma concreto viene nascosto dietro valanghe di parole, di terminologie anglofone, di pose che diano un’aura innovativa.

Il fatto è che questa visione potrebbe essere corretta e auspicabile ma invece di essere dibattuta nell’agone politico, istruita di buoni propositi e metodologie operative, corroborata dall’interesse della comunità, in assoluta trasparenza, viene trafugata quasi di soppiatto in occasione di una sciagura collettiva. Ecco che nascono i rivoluzionari opportunisti…
Poteva accadere solamente in Italia!
Sorge infine la pretesa rivoluzione coatta o la coazione alla rivoluzione retorica. Ne parleranno i posteri? 

Tale condotta cosa sta producendo?
Malcontento. Una larga fetta di popolazione, in grave crisi economica, terrorizzata dalla prospettiva di perdere lavoro, capitali e benessere, ascolta questi rivoluzionari opportunisti che parlano di cambiamento, che vaticinano che nulla sarà come prima. Viviamo un’epoca di stravolgimenti adesso, quando 60 giorni prima si facevano i conti della serva per quadrare il bilancio, senza la minima prospettiva oltre alla sopravvivenza.
Sono intenzioni opposte a quelle che saggiamente si dovrebbe avere col popolo ma è tipico di certi rivoluzionari pretendere di costruire il popolo per la rivoluzione e non di costruire una rivoluzione per il popolo.

Questo andazzo sconclusionato e confusionario è l’esito di decenni di faziosità di ideologismi e di scarsa onestà verso noi stessi e gli altri. Siamo troppo legati al nostro quotidiano, incapaci d’avere visioni a 15 / 20 anni e ciò è per colpa del fattore tempo legato al fattore interesse. Siamo spossati dai rendimenti azionari dagli utili infiniti che debbono fare gli azionisti.
Ci perdiamo nel gossip e nelle buste paga dei parlamentari e ci scordiamo di selezionare i parlamentari per le loro capacità empatiche. Siamo disperatamente arretrati sul piano della convivenza.

Basta solo pensare al fatto che si parla di economia verde ma si pensa di incentivare l’acquisto di auto nuove invece di favorire il riuso, il mercato dei pezzi di ricambio, la manutenzione, l’aggiornamento dei motori con kit. Tutte cose che darebbero miliardi di ore di lavoro alle microimprese.
Chiaro?

Se ci sarà una possibilità la vedo ora in questa sciagura ma temo che il risultato sarà sempre e solo aiuti ai colossi ( che hanno sempre scaricato le perdite sulla società ) e nulla, o quasi, ai piccoli e piccolissimi imprenditori e professionisti. Voglio sbagliarmi ma questa è ora ( 06 giugno 2020 ) la mia impressione.

Ecco come finirà quella rivoluzione opportunista condita prima di caramellosi slogan, poi di viscidi proclami patriottici ad un’unità mai perseguita da nessuno. Perché mai nessuno ha avuto il coraggio la forza le palle di farlo, perdendosi ognuno ( ognuno a suo modo ) nella demolizione dell’idea federalista che fatalmente avrebbe favorito quella coesione che oggi fingiamo di mendicare.
Ma l’imene morale sarà salvaguardato!!