Molti nella storia hanno considerato in modo diverso il significato della vittoria. Nella mia mentalità, ad esempio, cerco di tenere alla larga il verbo “credere”. Credere è un atto che non consente alcuna riflessione. C’è chi crede nella vittoria.
Questa espressione semantica: “credere nella vittoria”; può indurre appunto a caricare di significati irrazionali ed istintivi un concetto quale quello della vittoria. In questo modo la vittoria si traduce in competizione supremazia sopraffazione.
La vittoria invece dovrebbe essere parte di un senso elevato del nostro intelletto e quindi muovere quelle parti della nostra mente che si trovano nella corteccia cerebrale e non nel cervelletto.
Allora che significato ha la vittoria?
In un mondo dominato finalmente dalla nostra mente e non dalle nostre mandibole la vittoria è il conseguimento di un vantaggio. Niente più. Il significato non comprende il “conseguimento di un vantaggio” a discapito di un beneficio. Esso comprende solamente il “conseguimento di un vantaggio”.
Se utilizziamo la nostra mente in maniera adeguata possiamo comprendere che la sconfitta può non esistere se il significato della vittoria sia quello più completo e puro.
Esempio: una famiglia è vittoriosa quando consente a tutti i suoi componenti di condurre una vita felice;
esempio: una nazione è vittoriosa se non consente che vi sia miseria e discriminazione;
esempio: l’intera società umana è vittoriosa se consegue un vantaggio per sé. Tale conseguimento necessariamente non può comportare uno svantaggio per qualcun’altro altrimenti non sarebbe più una vittoria.
La vittoria ha senso solamente nel momento in cui non sottrae. La vittoria è un concetto additivo e non esclusivo. Fare gli interessi di qualcuno a discapito di qualcun’altro è un comportamento anti-etico e perdente.
L’economia è un’anfora di cristallo. Essa assume il colore di ciò che ci mettiamo dentro. È questo il bello dell’economia. A differenza della supremazia, l’economia è universale e relativa. L’economia quindi non è una scienza ma è una modalità d’interpretazione della realtà che cambia a seconda delle idee di chi ne fa uso.
Cito: “Intelletto v’è dato: a bene od a malizia.”
Ebbene l’economia è come il nostro intelletto. Essa cambia in funzione delle valenze semantiche del nostro linguaggio e della nostra scala di valori. L’economia è come la vittoria. Il più grande equivoco del nostro tempo è quello di aver inteso l’economia come una scienza capace essa sola di risolvere i nostri problemi, di donarci la felicità. Che alibi!
Così come la vittoria, che abbiamo scambiato per il desiderio di primeggiare e di sopraffare il prossimo. Se all’economia applichiamo il puro significato della vittoria comprenderemo in un istante come sia possibile superare qualsiasi attuale senso di sconfitta e di crisi. L’economia, nel senso della vittoria, è tale solamente nel momento in cui essa crea un vantaggio; in senso assoluto! Un vantaggio per tutti. Siamo stati noi, dando il destro al “credere” e facendo prevalere il cervelletto alla corteccia, che abbiamo dato un certo significato alla vittoria ed all’economia.
Scegliamo allora! Scegliamo una differente scala di valori e cambiamo in un istante tutto il nostro mondo.
Con queste parole voglio compatire tutti coloro che hanno associato ai risultati di una partita di calcio un presunto riscatto di un’intera popolazione nei confronti di altre. Voglio compatirli detestandoli. Voglio compatire anche coloro che intendono i rapporti economici alla stregua dei rapporti di forza imperialisti e che lodano i paesi che avviliscono il lavoro del proprio popolo sottopagandolo. Voglio compatire anche chi non ha il coraggio di chiedere ed ottenere che tutti questi falsi fuorvianti e pericolosissimi disvalori continuino ad inquinare le menti dei nostri figli.
È giunta l’ora di modificare i nostri parametri interpretativi del significato dell’economia. Quell’anfora di cristallo è piena di liquami putridi. È giunta l’ora di modificare il nostro senso di vittoria altrimenti saremo tutti perduti.