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Speculazioni extra scientifiche, il Big Bang e la mente umana

In questi giorni ho fatto una riflessione sul senso dell’ateismo nel nostro tempo, arrivando alla conclusione che l’aetismo non è altro che una forma di pseudoreligione. Per questo ho avuto una discussione accesa con alcuni membri di un gruppo facebook ( atei ed anticlericali ). Ecco il link: https://www.facebook.com/groups/912883922163646/permalink/3401139100004770/

Quindi ho scritto un articolo leggibile qui: https://www.nicolaeremita.it/ateismo-pseudoreligione-ventesimo-secolo/

Queste riflessioni hanno avuto delle ricadute su altre. Mi trovavo in auto con mio padre, viaggiando da Venezia verso Treviso ed ecco che scappa fuori una conversazione sul perché delle cose. Si finisce a parlare di Big Bang e sento la parola “esplosione”. Chiarisco che non si trattò affatto di un’esplosione. Da un punto infinitamente piccolo si è generata un’inflazione parossistica che nell’Era di Planck pose le basi della materia.
Di che genere fu questo evento?

Mio padre afferma con decisione che sia stato un evento casuale e che ciò sia un fatto scientifico. Io invece sono convinto che la scienza ritenga questa domanda non pertinente, semplicemente perché essa non può fare alcuna osservazione oltre l’Era Oscura quando i fotoni non potevano circolare liberamente. Mentre espongo con difficoltà ( non essendo astrofisico ma dilettante frequentatore di letture scientifiche ) mi viene in mente un quesito. Esso resta nel campo extra scientifico ma potrebbe essere stimolante perché intende DELIMITARE le possibilità e quindi uscire dall’ambito della pura immaginazione. Eccolo:
“Cos’è il Big Bang?”

Parto dalla considerazione che fino ad oggi la mente umana con i suoi limiti è stata in grado di svelare equilibri e regole fisiche che hanno spostato i confini del reale e del tempo fino a circa 14 miliardi di anni nel passato e nelle profondità del microscopico e del macroscopico. Quindi assumo che la mente umana sia in grado di dare un’interpretazione realistica del mondo che la circonda ed anche delle cause che lo hanno creato.

big bang

Ebbene, secondo questa mia riflessione il Big Bang può essere un evento di 4 tipi.

Il primo: il Big Bang è un evento casuale ( periodico od irripetibile ). Se ciò fosse un fatto significherebbe che esso è avvenuto ( altrimenti non saremmo qui a scrivere ), tra infiniti altri eventi possibili che non si sono verificati. Questo implica che vi sia la potenzialità che infiniti altri universi possano esistere o essere esistiti o esistere in futuro, qualora la casualità avesse anche una periodicità, non altrimenti. Tuttavia, se avesse una periodicità, significherebbe che il tempo e la direzione del tempo possano scorrere al di là dell’esistenza del singolo universo ( tempo metauniversale ) e che quindi il Big Bang fu l’inizio solamente di un tempo locale. Potrebbero essere nati altri universi con altri Big Bang in istanti coincidenti col nostro o anteriori o posteriori, ognuno con il proprio tempo locale. La materia, in infiniti universi, potrebbe avere infinte varianti in funzione dei valori delle particelle elementari.

Il secondo: il Big Bang è un evento determinato e necessario. Esso è accaduto e nessun altro evento poteva accadere prima durante o dopo di questo. Esso è accaduto in conseguenza di altro ( che non conosciamo ) ma non poteva accadere diversamente. In tal senso esso non è casuale ed è origine anche del tempo e della direzione del tempo. Non è casuale perché non è avvenuto tra infiniti altri eventi possibili. Ciò rende questo evento irripetibile ma, essendo conseguenza di altro, ammette che esista un tempo metauniversale. 

Il terzo: il Big Bang è un evento determinato e non necessario. Esso è accaduto e nessun altro evento poteva accadere prima durante o dopo di questo. In tal senso esso non è casuale ed è origine anche del tempo e della direzione del tempo. Non è casuale perché non è avvenuto tra infiniti altri eventi possibili. Ciò rende questo evento irripetibile e quindi annichilisce la possibilità che esista un tempo metauniversale.

Il quarto: il Big Bang è un evento volontario. Esso è frutto di una volontà ( non necessariamente autocosciente ). Può essere singolare o parte di un infinito insieme di altri universi ed in ogni caso comporta l’esistenza di un metauniverso. La possibilità che sia frutto di una volontà non può essere esclusa a priori in omaggio al sospetto divino, altrimenti, ragionando per similitudine, si potrebbe escludere anche la possibilità che la stessa evoluzione della vita possa portare allo sviluppo di un’autocoscienza o si potrebbe escludere la vita nell’universo nonostante vi sia sulla terra.
L’atto di creare coscientemente o meno è un fatto reale e noi ne siamo la prova, quindi è possibile che tale atto sia condotto anche da altre entità in altri contesti, compreso quello che prevede la nascita di uno o d’infiniti universi. Quest’ultimo genere di evento può anche includere gli altri tre non essendo noto l’intento della volontà, che potrebbe essere quello della pesca casuale di variabili o dell’intenzionalità della scelta delle variabili o dell’impossibilità della scelta, essendo queste le uniche possibili. Certo è che questa volontà esisterebbe secondo modalità metafisiche, non necessariamente secondo la fisica di un determinato universo.

In tutte e quattro le possibilità si lascia in sospeso ogni indagine sui motivi di questo evento in quanto essi sarebbero esclusivamente frutto dell’immaginazione umana. Tutto il ragionamento presuppone che la mente sia in grado d’indagare con il suo metro le eventualità, del resto l’uomo è per ora giunto ad osservare virtualmente le condizioni iniziali del Big Bang.

Chiunque volesse replicare confutare o integrare questa mia riflessione lo faccia nei commenti, sarà graditissimo.

 

La malsana lengua

Si tratta di un idioma estrapolato artificioso avulso da ogni origine culturale o etnica, se non per i limiti imposti al suo tirannico ideatore ( Nicola Eremita ) dalla sua ristretta e dozzinale cultura.

La malsana lengua cerca più che altro l’onomatopea e la forza espressiva della fonetica che possa rendere il senso plastico e realistico dei fatti. Essa si avventura nella ricerca di contrasti e nell’intento di stravolgere regole grammaticali e sintattiche senza impedire la comprensione ma piegando essa alle esigenze estetiche informali.

La malsana lengua non disdegna l’uso di termini scientifici, neologismi, la rima, non disdegna proprio nulla e nessuno. Ruba da tutta la narrativa la prosa la poesia la cronaca di cui l’autore possa far razzia.
Non ha dogmi, non ha codici se non quelli che impongono di dare un senso a ciò che si scrive, altrimenti non sarebbe sbagliato ma non sarebbe la malsana lengua, sarebbe il ben noto “non sense”.

Il suo scopo è un esito fonetico o musicale armonico ma anche, cacofonico a seconda dell’intenzioni e dei contenuti. Perché dominano la malsana lengua proprio le intenzioni ed i contenuti.

Se nelle arti figurative è stato ammesso l’inammissibile, è stato sdoganato il nulla, l’astrazione fine a sé stessa, l’incapacità manuale quale affermazione artistica al di soprà della tecnica ed in pura celebrazione dogmatica dei contenuti, si dovrà ammettere anche nelle lettere che si possa ignorare la lingua così come formalizzata e codificata, per la pura esigenza del contenuto al quale l’elementare suono delle parole va soggiogato senza pietà alcuna.

Lo scopo è rendere lo scritto corollario al contenuto come la cetra poteva essere il corollario ai cantastorie medievali, in esso insomma deve infondersi non solamente il significato ma anche una speciale armonia.

Ecco, in poche banali parole cos’è la malsana lengua. L’efficacia nella sua espressività resta tutta nelle mani di chi la usa e come.